Inarsind denuncia: Ecobonus a ostacoli
Necessita di decreti ministeriali e della definizione di procedure non semplici e non prive di insidie per essere operativo
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“Ancora una volta i liberi professionisti architetti ed ingegneri vengono inspiegabilmente esclusi quando si prevedono, come nel caso del Dl. Rilancio, incentivi e contributi alle imprese, per essere, nello stesso provvedimento, ulteriormente discriminati rispetto ad altre categorie di autonomi con partita Iva: siamo di fronte ad un provvedimento che non contiene alcuna norma immediatamente spendibile per l’allargamento di quel mercato del lavoro nel quale, già in piena emergenza, ed ancor più oggi, riponiamo non la speranza, ma l’unica certezza della ripresa. Se poi, come riportato da autorevoli organi di stampa, si pensa che la velocizzazione delle opere pubbliche possa e debba essere risolta con la proposta di diecimila assunzioni presso le stazioni appaltanti per creare centrali di progettazioni territoriali, allora sarà chiaro, dopo un decennio di crisi economica che ha colpito molto più duramente di altri il settore delle costruzioni, e con esso le libere professioni di architetto e ingegnere, e – dopo una ripresa che, ancorché timida, era appena iniziata ma è stata troncata dall’epidemia Covid19 – si vuole dare un autentico colpo di grazia alla due professioni, chiudendo un cerchio che, premeditato o no, parte da lontano e oggi arriverebbe al suo compimento”. È questa la dura presa di posizione dell’Inarsind nazionale, il sindacato che rappresenta ingegneri e architetti liberi professionisti all’indomani del faticoso varo del la norma governativa. “Invece di immaginare uffici centralizzati per la progettazione – spiega questa nota Inarsind- la cui organizzazione richiederebbero non poco tempo, dagli esiti tutti da dimostrare e dai costi certamente non inferiori rispetto alle progettazioni esterne, si faccia ricorso a queste ultime velocizzandone le procedure di affidamento che, assieme alla celebrazione delle gare di appalto per l’affidamento dei lavori, rappresenta il collo di bottiglia di ogni opera pubblica”. Già a proposito del Cura Italia, insiste Inarsind “pur non tralasciando di evidenziare le disparità di trattamento rispetto ad altre categorie di autonomi avevamo detto, con chiarezza che il nostro obiettivo, non era quello di invocare più assistenza nell’emergenza, ma di essere posti nelle condizioni di potere ripartire al meglio. Oggi che il Dl Rilancio è legge con la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, sappiamo che dovremo aspettare ancora, infatti l’Ecobonus necessita, per la sua pratica applicazione, di alcuni Decreti Ministeriali e della definizione di procedure applicative non semplici e non prive di insidie. Per quel che riguarda l’aspetto maggiormente reclamizzato la Cessione del Credito relativa agli interventi di ristrutturazione, efficentamento energetico, sismabonus è da verificare la reale capacità delle imprese, che seppur dotate di adeguata professionalità, potrebbero non essere in grado, economicamente, di soddisfare le esigenze di “cessione” da parte della committenza. Nello stesso tempo vorrà il sistema delle banche e/o degli intermediari finanziari sostenere l’impossibilità delle imprese, accogliendo a loro volta la cessione? In attesa delle norme – approfondisce Inarsind – non ci eravamo limitati ad esporre una tesi, ma abbiamo anche avanzato concrete proposte che, nel corso delle successive settimane abbiamo ascoltato, con piacere, anche da altre organizzazioni, tutto ciò nella considerazione, oggi più valida di prima, che qualsiasi emergenza, per quanto possa rappresentare un’esperienza che necessita di provvedimenti tempestivi ed importanti, è destinata ad essere un periodo limitato nel tempo: è capace di segnarci con ferite anche profonde e non facilmente rimarginabili, ma dopo la sua conclusione, un attimo dopo, occorre essere già attrezzati per ripartire. Avendo ben presto compreso – valuta Inarsind – che la conversione in legge non avrebbe, in realtà, potuto modificare nel senso auspicato il Dl, abbiamo atteso quello annunciato ‘di aprile’. E poco importa che sia arrivato a maggio visto che, dal titolo, si proponeva il ‘Rilancio’, peraltro anticipato, nelle settimane che lo hanno preceduto, da accenti posti sulle ineludibili necessità del Paese in materia di semplificazione e snellimento delle procedure. Madre, padre ed altra parentela stretta di tutte le semplificazioni quali se non quelle in materia di edilizia e lavori pubblici? Tanto da avere potuto ascoltare non poche volte un’invocazione autenticamente incomprensibile nella sua pratica applicazione: sospendiamo il Codice degli Appalti”. Tornando alle procedure di affidamento “la tecnologia può essere impiegata utilmente per fare coesistere trasparenza e velocità. Piattaforme digitali e banche date possono essere utilizzate per informare adeguatamente, consentire la partecipazione e verificare velocemente l’idoneità dei concorrenti alle gare. I tanto invocati commissariamenti riguarderanno per forza di cose commesse assai importanti. Paradossalmente, lavori di modesto importo procederanno con la solita lentezza, nel rispetto di tutte le norme, anche di quelle per le quali sarebbe possibile invocare le procedure più snelle, mentre opere di ben altra importanza e peso economico andranno in deroga. A nostro parere – conclude Inarsind – semmai la gestione commissariale dovrebbe essere presa a modello per immaginare non un deus ex machina che assommi tutti i poteri derogando anche dai pareri necessari, ma un’adeguata gestione dell’organizzazione dell’opera, grazie alla quale l’amministrazione committente possa essere in grado di coinvolgere con efficienza e velocità tutti i soggetti di cui le norme richiedono la partecipazione con l’espressione del parere di competenza”.
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