Ingegneri biomedici sempre più richiesti e sempre più introvabili
Secondo un’indagine di EY e ManpowerGroup queste figure professionali sono le più difficili da trovare sul mercato del lavoro.
In evidenza
AAA ingegneri biomedici cercansi. Secondo un’indagine di EY e ManpowerGroup queste figure professionali sono le più difficili da trovare sul mercato del lavoro. Attualmente il 22,5 per cento delle richieste resta insoddisfatto, ma nel 2030 la percentuale potrebbe quasi triplicare arrivando al 60 per cento.
Sono alcuni dati diffusi in anteprima dell’indagine sull’evoluzione delle professioni non mediche nella sanità italiana sia pubblica “Il futuro delle competenze in Italia”. Il rapporto integrale giunto alla seconda edizione verrà presentato nei prossimi mesi.
Attraverso una metodologia innovativa, basata sull’utilizzo di un algoritmo di machine learning creato ad hoc, l’analisi EY-ManpowerGroup permette di stimare l’andamento della domanda di lavoro per ciascuna professione fino al 2030.
Sulla base delle rilevazioni effettuate, si osserva una crescita della domanda di lavoro per tutte le professioni oggetto di indagine. L’aumento della domanda è particolarmente significativo per ingegneri biomedici e bioingegneri (+9,2%), tecnici di apparati medicali e per la diagnostica medica (+7,5%) e ingegneri in telecomunicazioni (+7%).
Ma la difficoltà nel reperire queste figure pofesionali salirà però sempre di più: nel 2030 mancherà un ingegnere biomedico ogni due richiesti e il 75 per cento degli analisti e progettisti di software necessari. Oltre a formarne di nuovi, ci sarà bisogno di riqualificare i professionisti già presenti. Nel 2030, infatti, il 39 per cento di ingegneri biomedici dovrà aggiornarsi per colmare il divario tra le competenze possedute e quelle richieste dal mercato, così come il 31 per cento dei tecnici di apparati medicali. Infine, c’è l’incognita dell’obsolescenza, che rischia di rendere superate le competenze di fino a un terzo dei professionisti in determinati settori.
«Il settore sanitario in Italia, da tempo affetto da una carenza di personale strutturale, si sta digitalizzando sempre di più e per questo richiede nuove professionalità e competenze a supporto. La crescita esponenziale prevista per le professioni digitali o comunque non strettamente sanitarie prese in considerazione dal nostro Studio con EY impone riflessioni sulla pianificazione di interventi formativi a breve e lungo termine. Nel breve periodo, è necessario colmare i gap con percorsi di upskilling rapidi e in linea con le esigenze del mercato, che portino le persone a ricoprire velocemente i ruoli mancanti; nel lungo periodo il nostro osservatorio illumina la strada per pianificare percorsi più articolati, che devono coinvolgere l’intero sistema educativo e specializzato, per non rischiare carenze ancora più accentuate in futuro», commenta Stefano Scabbio, Southern Europe president, ManpowerGroup.