Mercato dei servizi di ingegneria e architettura: si avvertono i primi effetti del ritorno all’appalto integrato
È quanto emerge dal consueto rapporto bimestrale del Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri
Il mercato dei servizi di ingegneria e architettura comincia ad avvertire i primi effetti dell’entrata in vigore del Decreto “Sblocca cantieri”. Infatti, a fronte di una ulteriore crescita degli importi a base d’asta complessivi per le gare di questa tipologia di servizi, si registra un leggero rallentamento del tasso di crescita per i bandi per i servizi “tipici”, ossia quelli che non comprendono gli accordi quadro, i concorsi di idee e di progettazione e i bandi con esecuzione dei lavori. Nonostante la frenata, il bimestre si chiude comunque con un +71% rispetto al medesimo bimestre del 2018 (ma alla fine di giugno si era a +109%) con un importo cumulato che arriva a sfiorare i 558 milioni di euro contro i 326 dei primi 8 mesi del 2018. È quanto emerge dalla consueta analisi sul mercato dei Sia effettuato dal Centro Studi Cni e relativo al bimestre luglio-agosto. “Abbiamo sempre avuto una posizione nettamente contraria alla reintroduzione dell’appalto integrato – dichiara Armando Zambrano, Presidente Cni – soprattutto perché ha messo in seria crisi uno dei principi cardine del Codice Appalti, cioè la distinzione tra progettazione ed esecuzione e la relativa affermazione della centralità del progetto. I dati del nostro rapporto dimostrano come le temute conseguenze stiano cominciando a manifestarsi”. “L’andamento positivo del mercato complessivo dei nostri servizi professionali – afferma Giuseppe Margiotta, Presidente del Centro Studi Cni – con un incremento del 71% rispetto allo stesso bimestre dello scorso anno è senza dubbio un dato positivo. Tuttavia, il rapporto del nostro Centro Studi registra una diversa distribuzione della ripartizione degli importi fra le tipologie di gare pubblicate e aggiudicate che non va nella direzione da noi auspicata”. “La reintroduzione ‘parzialè dell’appalto integrato – osserva Michele Lapenna, Consigliere Cni delegato sulla materia – ha visto triplicare la percentuale della quota di mercato relativa allo stesso a scapito di quella che si riferisce alle gare senza esecuzione che registrano una significativa riduzione. Per effetto della modifica apportata dalla Legge 55 all’articolo 59 subiscono un decremento anche le quote di mercato appannaggio degli operatori di piccole e medie dimensioni. Dalla nostra attività di monitoraggio dei bandi abbiamo rilevato, inoltre, una non corretta applicazione della norma da parte delle stazioni appaltanti che, di fatto, disattendendo la stessa, applicano in modo generalizzato le procedure di aggiudicazione di progettazione ed esecuzione, senza le limitazioni poste dai commi 1 bis e 1 ter dell’articolo 59 che prevedono il ricorso all’appalto integrato ‘nei casi in cui l’elemento tecnologico o innovativo delle opere oggetto dell’appalto sia nettamente prevalente rispetto all’importo complessivo delle operè. Siamo in presenza, quindi, di una situazione che potrebbe portarci ad un pericoloso ritorno al passato con tutti gli effetti negativi prodotti da un utilizzo generalizzato dell’appalto integrato che rischia di mettere in crisi uno dei pilastri del nuovo quadro normativo fondato sulla centralità del progetto nella realizzazione delle opere”.
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