Professionisti gabbati dal superbonus
Il Superbonus lascia i professionisti senza compensi. I problemi con la cessione dei crediti, i continui cambiamenti normativi e tutte le difficoltà che hanno limitato nel tempo il 110% stanno bloccando i pagamenti
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Molti lavoratori, infatti, si trovano con crediti impossibili da cedere oppure con clienti e general contractor che non li pagano. Una situazione che va avanti da anni e che è destinata anche a peggiorare, viste le nuove limitazioni all’incentivo introdotte dal governo. Considerando che le pratiche per il Superbonus hanno quasi monopolizzato l’attività dei professionisti (in particolare dei tecnici) dal 2020 ad oggi, una buona parte dei servizi professionali offerti negli ultimi anni risulta non pagata, in tutto o in parte.
«Una problematica seria, che si sta facendo sempre più pressante e che si articola su più livelli», racconta ad ItaliaOggi Ezio Piantedosi, vicepresidente del Consiglio nazionale dei geometri e geometri laureati (Cngegl). «Semplificando estremamente i concetti, possiamo individuare tre tipologie di rapporto professionista-committente quando si parla di Superbonus, ognuna con parecchie criticità».
La prima tipologia è quella in cui il professionista stesso esercita lo sconto in fattura, che ha visto crescere di molto le difficoltà sul lato compensi negli anni: «all’inizio il professionista non aveva problemi a cedere i crediti, anche grazie al supporto di Poste italiane. Poi, Poste ha interrotto l’acquisto e tutto il processo di cessione è diventato più complicato. Molti professionisti si sono trovati quindi con crediti nel cassetto impossibili da cedere. E la situazione è ancora peggiore perché, in parecchi casi, si tratta di crediti parziali, che saranno ancora più difficili da piazzare. Qui le ipotesi sono tre: o si ha una grande pazienza, o si prova a decurtare la somma oppure si perderà definitivamente il credito».
La seconda tipologia di rapporto è quella nella quale un’impresa esecutrice ha in pancia il credito e il professionista emette fattura nei suoi confronti. «Il compenso del professionista, in questi casi, è strettamente legato alla buona riuscita della cessione del credito», spiega ancora il vicepresidente dei geometri. «Le banche inizialmente avevano dato la disponibilità ad acquisirli, anche con un primo stato di avanzamento, per poi fare marcia indietro. Ciò ha bloccato anche il pagamento dei professionisti; in sostanza, io impresa non riesco a cedere il credito e quindi non ti pago. Spesso, nei contratti sono previste clausole per le quali il pagamento è subordinato alla cessione. E ci sono anche molti professionisti che si sono trovati costretti ad aprire contenziosi con queste imprese».
La terza tipologia di rapporto, che è anche la più diffusa, è quella in cui è presente un general contractor, un soggetto che assume l’intera commessa, quindi sia la gestione del credito che quella del compenso del professionista. «Si tratta del rapporto che presenta più difficoltà, con un mercato ormai imbarbarito», l’opinione di Piantedosi. «Il general contractor stabilisce la percentuale del compenso, con modalità di pagamento e condizioni che spesso rappresentano vere e proprie vessazioni, tra tempistiche impossibili da rispettare ed emolumenti molto distanti dai parametri ministeriali». Uno degli aspetti più controversi è quello legato ai controlli Enea: «secondo la norma, Enea ha otto anni di tempo per effettuare eventuali controlli. Spesso, quindi, i general contractor trattengono una parte del compenso del professionista come garanzia di un’eventuale irregolarità che sarà individuata in futuro. Una facoltà», conclude Piantedosi, «concessa loro dalla legge».
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