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Medici in pensione a 72 anni: l’ipotesi che non piace agli ospedalieri

Produce il congelamento delle carriere e delle assunzioni negli ospedali, con un danno consistente per le donne e i giovani.

Medici in pensione a 72 anni: l’ipotesi che non piace agli ospedalieri

Medici in pensione a 72 invece che a 70. Scoppia la polemica su alcuni emendamenti della maggioranza che potrebbero trovar spazio nel decreto Milleproroghe. Rispunta infatti l’ipotesi, già bocciata in legge di Bilancio, di alzare l’età della pensione per il personale medico. Un modo per far fronte alla carenza di medici in corsia, consentire nel frattempo l’incremento dei laureati in medicina e chirurgia con le relative specializzazioni e garantire continuità nell’erogazione dei servizi sanitari negli ospedali. Nel dettaglio si parla dell’aumento a 72 anni dell’età pensionabile dei medici convenzionati e dipendenti, ospedalieri e universitari. Categorie che oggi possono lasciare il lavoro solo a 67 anni, elevabili a 70 su richiesta del lavoratore.

«Una proposta indecente, un colpo di mano in una sede legislativa inappropriata, un regalo a potenti lobby universitarie, con il pretesto della grave carenza di medici». Questo il commento dell’intersindacale della dirigenza medica, sanitaria, veterinaria composta dalle sigle Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, Fvm e Cisl medici. I sindacati ricordano poi come l’ultimo rapporto Ocse 2022 ponga l’Italia al primo posto in Europa per l’età media dei medici dipendenti. Con il 56% della categoria che ha più di 55 anni.

Si legge nella nota congiunta: «Una proposta del genere non solo non riduce il ricorso alle cooperative per il lavoro notturno e festivo, interessando personale che notoriamente non lavora di notte e di domenica, ma produce congelamento delle carriere e delle assunzioni negli ospedali, con un danno consistente per le donne e i giovani, in un momento in cui il numero di contratti di formazione specialistica registra un notevole incremento». La richiesta è quindi l’abolizione del tetto di spesa sul personale per consentire l’immediata assunzione dei giovani medici, anche specializzandi «pronti ad entrare nel Ssn ma, di fatto, dolosamente bloccati proprio da chi ha interesse a sostituirli con i pensionati», sottolineano i sindacati.

L’Enpam, l’ente di previdenza dei camici bianchi intanto si dichiara pronta a recepire l’eventuale norma che permetterà ai medici convenzionati disponibili, di restare in servizio fino a 72 anni nell’attesa che arrivino giovani a sostituirli. «Questa misura straordinaria sembra inevitabile per il Ssn e, per quanto questo possa essere contributivo, è nell’interesse dei giovani medici — dice il presidente dell’ente di previdenza Alberto Oliveti —. Data l’attuale carenza, senza un prolungamento provvisorio per i convenzionati anziani, infatti, tanti cittadini rischierebbero di restare senza servizio pubblico, mentre i futuri medici di famiglia vedrebbero scomparire i loro spazi professionali poichè nel frattempo, come abbiamo già visto accadere, verrebbero occupati da medici importati da Paesi extra-europei se non addirittura cancellati da riorganizzazioni forzate dell’assistenza primaria. I danni per le prospettive lavorative e previdenziali dei giovani sarebbero evidenti».

Fonte Il Corriere della Sera

 

 

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