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Formazione Ecm, punti in più nei concorsi per chi è in linea con gli obblighi

La formazione continua entra nel cuore del dibattito politico. La proposta fa discutere i sindacati

Formazione Ecm, punti in più nei concorsi per chi è in linea con gli obblighi

L’Unione Europea richiama l’Italia a mettere al centro dell’agenda il reciproco riconoscimento dei titoli dei sanitari con gli altri stati comunitari. Lo fa con David Sassoli, vicepresidente dell’Europarlamento uscente (si voterà tra il 22 e il 25 maggio per rinnovare l’organismo). Ospite di Consulcesi, non solo pool legale ma anche realtà formativa con oltre 100mila medici rappresentati, Sassoli sottolinea la necessità che il nostro paese confronti i propri modelli di aggiornamento con quelli dei principali paesi Ue. Di fatto, avallando sia il percorso intrapreso dalla Commissione Nazionale Formazione Continua a fine 2018 con la valorizzazione dei crediti formativi all’estero sia il metodo sostenuto dalla Federazione degli Ordini-Fnomceo di incentivare i sanitari che si attrezzano al meglio per svolgere la professione. Per medici e sanitari in linea con gli obblighi Ecm, Sassoli propone punti in più nei concorsi, e meccanismi premiali di carriera; il tutto riconosciuto in ambito europeo. In un tavolo tra i principali stati membri Ue, l’Italia potrebbe diventare «capofila di un percorso teso ad affrontare la questione attraverso le best practice di ogni Paese e di ogni sistema sanitario». Tutto in un periodo di transizione: le nuove nomine per la Commissione Nazionale Formazione Continua sono state formalizzate ai primi di febbraiodalle Federazioni delle professioni sanitarie, inclusa Fnomceo, e si attende il decreto del ministero della Salute per avviare la nuova “consiliatura” dell’importante organismo Agenas. Sul rapporto tra eventi italiani ed esteri, peraltro, la situazione è cambiata. Come ricorda Roberto Stella, Coordinatore Nazionale Area Strategica Formazione della Fnomceo, «alla fine dello scorso anno, la vecchia Commissione ha emanato due manuali, uno sull’accreditamento dei provider e uno per il professionista, in cui si parifica il valore in crediti degli eventi svolti all’estero con quello degli eventi svolti in Italia. Non si parla solo della formazione individuale in paesi comunitari, ma di tutta la formazione svolta con enti di paesi inseriti nella Lista degli Enti Esteri di Formazione (LEEF). I crediti trasportabili in Italia per un evento estero non sono più il 50% dei crediti di quell’evento, (penalizzazione dovuta all’impossibilità di verificare la qualità del prodotto con gli strumenti dell’Ecm svolta in Italia ndr) ma il 100%». Ad oggi, i paesi individuati dalla CNFC nella delibera sull’Ecm all’estero del 25 ottobre scorso, oltre ai 26 del resto dell’Unione Europea e al Regno Unito sono: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Emirati Arabi, Giappone, India, Indonesia, Israele, Messico, Regno Unito, San Marino, Russia, Singapore, Stati Uniti, Sudafrica, Svizzera, Turchia. «Dei paesi citati è stata riconosciuta la qualità degli eventi, quanto meno in alcuni ambiti della Medicina. Per tutti i loro eventi è previsto nei manuali il pieno riconoscimento in Italia».

Stella risponde di fatto all’invito di Sassoli, spiegando che la Fnomceo inquadra da tempo il tema Ecm in tavoli strategici di organismi di categoria. «L’accreditamento internazionale è un tema caldo, siamo rappresentati in AEMH (European Association of Senior Doctor Physicians), Unione europea medici specialisti-UEMS, e di famiglia UEMO, e negli organismi internazionali per la formazione specialistica ospedaliera. È auspicabile lavorare sempre di più a livello globale su questi temi. Noi abbiamo sempre sottolineato che, pur essendo la formazione continua dovere etico del sanitario e del medico per dare ai cittadini le migliori performance, non ci trovano favorevoli i meccanismi sanzionatori mentre diciamo sì a tutti i percorsi incentivanti. Il fatto che un medico acceda a percorsi formativi oggettivamente di qualità deve tradursi in un valore aggiunto sia nella carriera sia nei CV formativi e nella loro spendibilità. Perché ciò avvenga servono criteri univoci, volti a definire a livello più ampio possibile cosa sia la formazione di qualità ed escludere situazioni, inclusa certa formazione a distanza, dove tuttora vediamo crediti non assegnati secondo i principi accennati».

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