Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Senza professionisti i sistemi sanitari non funzionano

Anelli (Fnomceo): nel Pnrr molte le criticità e poco confronto

Senza professionisti i sistemi sanitari non funzionano

Nel Pnrr “credo le criticità siano tante e si possano recuperare con una larga partecipazione dei professionisti” ma “questa condivisione è ben lungi da essere raggiunta”. Così il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, intervenendo al convegno organizzato ieri a Roma da Fratelli d’Italia, dal titolo “Pnrr e Sanità: un’opportunità di sviluppo o un’occasione persa?”.

“Da parte del governo ci deve essere attenzione verso coloro che le professioni sanitarie le svolgono perché senza di loro i sistemi non funzionano. Abbiamo visto con la pandemia Covid come la mancanza di un numero adeguato di operatori ha fatto si che gli stessi si siano fatti carico di queste carenze con turni massacranti. Il problema non si risolve raddoppiando l’acquisto di respiratori perché non permette di raddoppiare il numero di chi sa usarli: quindi bisogna guardare contemporaneamente sia sul versante dell’innovazione tecnologica che del potenziamento delle professioni”. A fronte di questo, sul personale nel Pnrr, invece, “non c’è molto se non l’aumento dei posti di specializzazione e della medicina generale, cosa che rappresenta una prima risposta ma ancora insufficiente per dare le risposte che servono. Ci sono aree del paese in cui mancano medici di guardia, medici di famiglia, medici per assistenza turistica”.

    Negli ospedali la situazione “è analoga: ci sono carenze enormi, non è facile colmarle dopo 15-20 anni di blocco del turnover.

Abbiamo bisogno di avere una migliore programmazione” perché “mancano gli specialisti”. Quindi “abbiamo necessità di mettere in moto un processo parallelo al Pnrr, perché questo agisce solo a livello strutturale e infrastrutturale, ma ben poco fa a livello di professioni e per chi lavora all’interno del sistema”. In particolare, sul territorio e le case di comunità si dovrebbe stimolare una riforma che dovrebbe essere più possibile condivisa ma al momento la condivisione è ben lungi da essere raggiunta, e restano moltissime perplessità per un modello basato sui distretti che si è dimostrato ampiamente fallimentare negli ultimi 20 anni”.

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