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Medico scolastico, la proposta fa discutere ma in alcune Regioni è realtà.

Ecco i compiti previsti

Medico scolastico, la proposta fa discutere ma in alcune Regioni è realtà.

Fino agli anni Ottanta si trovava ancora. Misurava peso altezza e pressione ai bambini, poi ricompariva per il controllo dei pidocchi (magari al suo posto c’era la vigilatrice d’infanzia) o per il test della vista. Nelle scuole, il medico era una rassicurante presenza. Di solito aveva la convenzione “dei servizi” e magari faceva anche il pediatra da un’altra parte. Poi – in realtà ben prima dell’introduzione dei bilanci di salute nella convenzione dei pediatri del territorio – molti suoi compiti divennero doppioni e lo stato ne consentì la soppressione. Oggi l’esigenza di identificare un caso di Covid a scuola e di mettere in pratica le norme per contenere i contagi ripropone il medico scolastico. E, se a livello nazionale c’è dibattito, le regioni fanno da sole.

In particolare, la Toscana ha invitato le Asl entro questo mese ad arruolare sia medici attivi, sia specializzandi e pensionati con contratti libero professionali fino a giugno 2021. I compiti? Far rete con l’azienda sanitaria e con il referente Covid individuato dalla scuola per isolare i casi sospetti e gestirli. E ancora, valutare se le misure di prevenzione messe in campo dall’Istituto superiore di sanità tra i banchi funzionano, e se sono fatte rispettare, fare valutazioni epidemiologiche, effettuare interventi diagnostici in scenari infettivologici e non. L’ordinanza ha provocato la reazione dei pediatri del sindacato Fimp. «Abbiamo abbandonato la figura del medico scolastico con l’istituzione del Servizio sanitario nazionale, oltre 40 anni fa. Non torniamo indietro e soprattutto non creiamo confusione di ruoli a scapito di bambini e genitori. Dentro quelle classi ci sono i nostri pazienti ed è impensabile affidare ad altre figure professionali non specialistiche compiti che si collocano tra le nostre responsabilità. Non c’è bisogno di un altro medico», dice il presidente Fimp Paolo Biasci, che ha dato la disponibilità dei pediatri di famiglia a fare da interfaccia tra Ssn e Scuola e sistema educativo in generale. Da Biasci arriva poi l’appoggio all’infermiere di comunità come figura di raccordo tra Dipartimenti di Prevenzione Asl, Pediatra e Scuola. Il riferimento è alla proposta della Federazione Fnopi, che con la presidente Barbara Mangiacavalli chiede un infermiere di riferimento “con ruolo proattivo” nei 9 mila plessi scolastici italiani. Dunque, la scuola come “base” dell’infermiere di famiglia, il quale verifica la corretta applicazione delle misure anti-Covid, ma anche la salute e i bisogni assistenziali non-Covid di alunni e docenti, allertando in caso di necessità il medico del dipartimento di prevenzione dell’Asl di riferimento. Fnopi ricorda come l’infermiere scolastico sia figura chiave a scuola in Spagna negli Usa ed altri paesi europei, e come lo stesso Istituto superiore di sanità indichi per i compiti di sorveglianza Covid assistenti sanitari ed infermieri al pari dei medici dei dipartimenti di prevenzione.

Ma i medici sull’infermiere scolastico non sono tutti d’accordo. Il presidente Cisl Medici lombardo Danilo Mazzacane, specialista ambulatoriale, invoca la priorità del medico scolastico da prevedersi attingendo ai circa 15 mila “camici grigi” (non specializzati-non medici di famiglia) sia in funzione anti-Covid sia come anello della rete sanitaria territoriale. «Si richiedono competenze per insegnare norme igieniche, alimentari e di comportamento, ma anche come figure “amiche” in prima istanza per ogni necessità in supporto e collaborazione con gli altri medici del territorio». Per Mazzacane, «ad affiancare il medico -addetto in primis all’attività di screening a favore degli studenti-non dovrebbe essere necessariamente l’infermiere ma, a seconda dei compiti, un professionista sanitario diverso (ortottista per lo screening oculistico, igienista dentale per quello odontoiatrico)». La via toscana non è peraltro l’unica. L’Emilia Romagna ha assegnato il medico competente per la gestione del Covid in ogni scuola. Il Lazio sta organizzando in ogni Asl unità anti-Covid per le scuole coordinate dai referenti dei Servizi di igiene delle Asl e, dopo quello a docenti e non docenti, punta sullo screening agli studenti. Per l’inserimento comunque di un medico di supporto è comunque il segretario Sumai Antonio Magi. Quest’ultimo prevede un grosso lavoro per il medico scolastico, che va al di là dei compiti del referente Covid. «Gli istituti vanno messi in sicurezza, i ragazzi vanno screenati all’ingresso con la misurazione della febbre, e ove vi fossero problemi è necessario un intervento immediato del medico scolastico». Poi partirebbe la tracciatura sul territorio. Con lo screening non solo per tutti i compagni dell’alunno positivo, ma dei familiari, dei fratelli alunni di altre scuole, e via a cascata.

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