L’Oice boccia il codice degli appalti
Lupoi: “Grave errore rinunciare alla centralità del progetto; rischio aumenti costi e ritardi; favorevoli alla politica del fare, ma del fare bene, non male”
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È questo il commento dell’Oice, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, sullo schema di codice appalti che il Governo ha approvato venerdì pomeriggio con una particolare enfasi sullo snellimento delle procedure, cui fa da pendant una scarsa attenzione alla qualità del progetto e del costruito: “Nel nuovo codice – afferma Giorgio Lupoi – ci sono molte novità positive, ma sulla liberalizzazione dell’appalto integrato e sulla trasparenza il Governo, nel dare seguito alle richieste degli enti locali senza interloquire realmente con il nostro settore, sta facendo un grave errore. Non è un problema di categoria ma un semplice problema di buon senso e lo avremmo detto, se ce lo avessero permesso, non con una call sul web, ma sedendo ad un tavolo di confronto reale: la scelta di campo proposta dal Governo di liberalizzazione dell’appalto integrato è semplicemente illogica per le opere che non abbiano carattere di complessità come peraltro aveva scritto il Consiglio di Stato. Anche la signora Maria saprebbe comprendere che un buon progetto è alla base di una buona realizzazione e che il tempo necessario alla progettazione della seconda fase si può contenere solo se questa è eseguita dal soggetto che ha svolto la prima fase. Non è affatto vero che così facendo si taglieranno i tempi, è verso esattamente il contrario perché l’interesse delle imprese sarà quello di recuperare i ribassi con le varianti. Se il testo rimarrà questo, l’appalto integrato liberalizzato finirà per ritardare la realizzazione delle opere e farà aumentare i costi in un momento in cui abbiamo già il caro materiale. L’appalto integrato va bene per alcuni casi complessi dal punto di vista tecnologico, come aveva correttamente scritto il Consiglio di Stato, ma in generale la regola che assicura tempi e costi certi è e deve essere l’appalto sul progetto esecutivo. Va bene la logica del fare, ma noi siamo per quella del fare bene, non male.”
L’Oice segnala anche qualche altra evidente anomalia: “L’innalzamento della soglia per gli affidamenti diretti ha cancellato metà delle procedure ad evidenza pubblica; si va nel senso opposto, mentre ci saremmo aspettati qualche riflessione più attenta e ponderata. Va benissimo poi delegificare tutti i regolamenti e le linee guida Anac ma perché non anche le regole sugli affidamenti di servizi di ingegneria e architettura dell’Anac? Perché non recepire le regole sulle digitalizzazione che erano nella bozza precedente? Per quale ragione manca del tutto una disciplina sull’assicurazione del progettista? Ci sono tanti punti ancora da approfondire e a questo punto ci auguriamo di essere chiamati ad un tavolo di lavoro per aggiustare i punti critici che abbiamo rilevato ad una prima rapida lettura.
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