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La Rpt difende il superbonus 110%

È avvenuto in occasione dell’audizione preliminare all’esame del disegno di legge

La Rpt difende il superbonus 110%

La Rete Professioni Tecniche è stata ascoltata presso le Commissioni congiunte Bilancio del Senato e della Camera, nell’ambito delle audizioni preliminari all’esame del disegno di Legge di Bilancio per il 2022. All’incontro hanno partecipato il Coordinatore Armando Zambrano e il Consigliere Maurizio Savoncelli.

Sul tema generale della fiscalità per i professionisti la Rete ha invitato a prendere in considerazione il problema delle Società tra Professionisti che soffrono la concorrenza delle società di ingegneria. E’ arrivato il momento di uniformare le posizioni fiscali, in modo che tutti possano concorrere ad armi pari. In questo quadro, la Rete considera ormai anacronistica la ritenuta d’acconto a carico del professionisti, una vera e propria stortura, soprattutto dopo l’introduzione della fatturazione elettronica.

In seguito il Coordinatore Zambrano si è soffermato sulla questione del Superbonus. “Secondo i dati pubblicati in un nostro studio – ha affermato – a fine anno il costo per i vari bonus ammonterà a 12,5 miliardi di euro. In compenso essi attiveranno 26 miliardi di euro di produzione con una crescita del Pil pari a 16 miliardi di euro. Stimiamo che allo Stato possano rientrare tra gli 8 e i 9 miliardi di euro sotto forma di tasse. Quando si giudicano i costi dei Superbonus occorre tenere conto di queste cifre. Per non parlare del numero di vite che si possono mettere in salvo migliorando la sicurezza degli edifici, ai costi di ricostruzione post terremoto che potranno essere risparmiati, ai minori costi sanitari per malattie polmonari per effetto del miglioramento delle condizioni di vita in abitazioni adeguate, oltre alla valorizzazione del nostro patrimonio edilizio e del suo valore, riducendo anche i costi del nostro debito pubblico”. Il Coordinatore della Rete, tra l’altro, ha anche suggerito di legare gli interventi di  Sisma Bonus a quelli  Eco Bonus, in modo da sostenere meglio il primo che, al momento, fatica a decollare.

Quindi la Rpt si è soffermata sul Sisma Bonus. “Occorre potenziarlo. In 60 anni abbiamo speso circa 150 miliardi di euro in ricostruzioni. È necessario cambiare la prospettiva. Se consideriamo che gli edifici della dorsale appenninica, quelli più esposti al rischio sismico, sono costituiti in gran parte da unità unifamiliari, immaginare delle limitazioni all’applicazione del bonus, anche attraverso lo strumento dell’Isee, è una strada del tutto sbagliata”.

Inoltre, è stato affrontato il tema del massimale assicurativo per l’attività dei professionisti asseveratori, il cui premio non può essere pari all’intero importo dei lavori. Tali massimali devono essere adeguati ai costi e alla quantità degli interventi: la Rete ha chiesto di correggere un obbligo errato, che rischia di bloccare gli interventi per l’impossibilità di garantirne l’assicurabilità.

Sul tema delle frodi su Superbonus, la Rpt si è chiesta, in relazione ai  900 milioni individuati dall’Agenzia delle Entrate, quali siano gli importi delle frodi realmente accertate e fino a che punto queste sono soltanto ipotizzate. In entrambe le ipotesi, appare evidente che, a controlli attuali, il sistema di verifica è già efficiente, per cui imporre nuove regole, per interventi in corso, appare veramente poco opportuno.

Altra cosa prevedere, per il futuro, indicazione sui prezzi da applicare, purchè congrui. Il rischio di frodi non può diventare però un pretesto per affossare un provvedimento come il Superbonus, della cui efficacia nessuno può dubitare.

 

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