Stabile nel 2023 il mercato dei servizi di ingegneria ed architettura
I dati diffusi dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri attestano l’esaurimento della forte fase di crescita registrata negli ultimi anni.
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Dopo il vero e proprio boom degli ultimi anni, il mercato dei servizi di architettura e ingegneria sembra avviarsi verso una relativa stabilità. I fondi stanziati per l’Italia dal Pnrr sembrano essere stati pienamente sfruttati. Nel corso del 2023 le stazioni appaltanti hanno pubblicato bandi di gara per un importo complessivo di oltre 41 miliardi di euro, di questi circa 3,8 miliardi sono relativi ai servizi di ingegneria e architettura (Sia), un dato in linea con quello dell’anno precedente. Tuttavia, occorre anche evidenziare un’inversione di tendenza: da un lato si osserva una significativa flessione degli importi a base d’asta destinati ai Sia senza esecuzione (importo quasi dimezzato); dall’altro si assiste ad una spinta determinante degli appalti integrati, per i quali gli importi a base d’asta destinati ai servizi di ingegneria (escludendo quelli riservati all’esecuzione dei lavori) sono quadruplicati rispetto al 2022, passando da 502 milioni euro ad oltre 2 miliardi di euro. L’istituto dell’appalto integrato, dopo anni di ridimensionamento connesso alle normative vigenti negli scorsi anni, ritrova così un ampio utilizzo dopo l’entrata in vigore del Decreto Sblocca Cantieri prima e del Decreto Semplificazioni bis poi, grazie soprattutto alla spinta economica innescata con il Pnrr. La suddivisione degli importi tra le tipologie di gare d’appalto subisce quindi una non trascurabile ripartizione: i concorsi mantengono lo stesso peso rilevato negli ultimi due anni, mentre diminuisce la quota dei servizi di ingegneria senza esecuzione e degli accordi quadro a favore degli importi destinati ai servizi di ingegneria degli appalti integrati. Questi i dati più significativi che emergono dall’indagine periodica effettuata dal Centro Studi CNI che si appresta a festeggiare i suoi 25 anni di attività.
“I dati elaborati dal rapporto del nostro Centro Studi – afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente del Cni – attestano come la forte spinta verso la crescita fatta registrare dai servizi di ingegneria ed architettura negli ultimi anni vada attenuandosi e si assiste ad una stabilizzazione del mercato. Ciò anche in conseguenza dell’esaurirsi dell’effetto dei bonus edilizi. Due parole vanno dette sul netto incremento degli importi destinati ai servizi di ingegneria degli appalti integrati. Il dato è certamente lusinghiero, anche perché contribuisce in maniera non secondaria alla tenuta di questo mercato. Tuttavia, continuiamo a manifestare le nostre perplessità verso il ricorso esteso a questo strumento, stante la nostra preoccupazione sul possibile venir meno dell’autonomia del progettista e della necessaria ed indispensabile distinzione tra chi progetta e chi realizza. Il risultato della applicazione dell’appalto integrato indiscriminato potrà comunque essere valutato appieno a valle della realizzazione delle opere dopo aver verificato costi durata e qualità dei lavori eseguiti.
Colgo l’occasione – conclude Perrini – per ringraziare il lavoro, come sempre puntuale, del Centro Studi Cni che si appresta a festeggiare i 25 anni di attività. In tutto questo tempo ha sempre fornito al Consiglio Nazionale un supporto puntuale in termini di rapporti, studi ed approfondimenti che hanno contribuito ad alimentare il dibattito all’interno della categoria e a favorire le interlocuzioni con i rappresentanti delle istituzioni”.
“Fatta salva la tendenza del mercato dei servizi di ingegneria ed architettura che nel 2023 appare stazionaria – afferma Giuseppe Maria Margiotta, Consigliere Cni delegato al Centro Studi – tra le pieghe del rapporto emergono particolari interessanti. Ad esempio, rispetto all’anno precedente è aumentata la quota di gare aggiudicate dai liberi professionisti, ma soprattutto gli importi relativi che passano dal 2,7% all’11,4% del totale. Inoltre l’importo medio appannaggio dei professionisti è più che raddoppiato rispetto ai livelli pre-Covid toccando quota 78mila euro. Sono segnali incoraggianti perché attestano il fatto che i liberi professionisti, indipendentemente dall’andamento del mercato, vedono migliorare sensibilmente il loro posizionamento rispetto alle altre componenti”.
Rispetto al 2022, nel 2023 migliora la situazione dei liberi professionisti: risulta in crescita sia la quota di gare aggiudicate (dal 34% al 42,7%), sia la quota degli importi aggiudicati (dal 2,7% all’11,4%). Ancora più interessante la situazione relativa alle gare con importo a base d’asta inferiore a 140.000 euro dove i liberi professionisti si aggiudicano i due terzi delle gare e degli importi. Nella fascia compresa tra 140.000 e 215.000 euro la percentuale delle gare affidate ai liberi professionisti scende al 25% e la distribuzione degli importi al 26%. Le gare con importo superiore a 215.000 euro, come prevedibile, sono largamente appannaggio delle società e il ruolo dei liberi professionisti è quasi inesistente: le società si aggiudicano infatti il 58,7% delle gare e oltre il 67% degli importi, mentre le corrispondenti quote per i liberi professionisti sono pari, rispettivamente, all’8% delle gare ed appena il 3,3% degli importi. Un altro segnale positivo per i liberi professionisti si evince anche dall’andamento dell’importo medio di aggiudicazione, che nel corso degli ultimi 5 anni appare in costante crescita fino a raggiungere nel 2023 quasi 78.000 euro (circa 32.600 in più del periodo pre-pandemia). Infine, anche nel 2023 è confermato il trend in discesa per il valore medio dei ribassi di aggiudicazione in atto dal 2020, che raggiunge nel 2023 il 21,7%, minimo valore raggiunto negli ultimi 10 anni. In calo anche il ribasso massimo, che si assesta all’83,3%.