Confsal. Patto sociale per lo sviluppo, superamento del reddito di cittadinanza e salario garantito
Questi i temi che saranno al centro della manifestazione organizzata dalla Confsal in Piazza del Plebiscito, a Napoli, in occasione del Primo Maggio
“Patto sociale per lo sviluppo, superamento del reddito di cittadinanza con il rilancio delle politiche attive per il lavoro e trasformazione della paga minima in salario garantito. La situazione del Paese – spiega il segretario generale Angelo Raffaele Margiotta – è drammatica, soprattutto al Sud, dove gli indicatori macroeconomici sono dimezzati rispetto al resto d’Italia. Per questo, occorre al più presto dare vita ad un Patto per lo sviluppo che coinvolga tutti gli attori del sistema Paese con l’obiettivo di valorizzare il lavoro pubblico e privato, stimolare la crescita economica e far ripartire l’occupazione, con politiche a misura della persona e a misura dell’impresa. Per quanto riguarda il lavoro – prosegue Margiotta – i primi dati sulle richieste presentate per il reddito di cittadinanza confermano che ci troviamo di fronte ad una misura valida sul fronte del contrasto alla povertà, ma del tutto insufficiente sul lato del sostegno all’occupazione, come dimostrano le percentuali bassissime di giovani che hanno fatto domanda per accedere al beneficio. La proposta della Confsal è di lavorare ad una vera e propria fabbrica delle competenze, focalizzata sulla formazione delle professionalità maggiormente richieste dalle imprese o oggi di difficile reperibilità. La misura potrà essere finanziata anche attraverso una detassazione degli utili aziendali reinvestiti. Sul salario minimo – spiega il segretario generale Confsal – siamo convinti che il tema sia mal posto. Non si tratta di stabilire una cifra al di sotto del quale i contratti non possono scendere, ma di fare in modo che anche i lavoratori senza contratto abbiano la certezza di una paga base. A questo scopo sarebbe più utile introdurre il salario garantito, ovvero l’applicazione a tutti i dipendenti, compresi quelli oggi privi di tutele, come i riders, del minimo previsto dal contratto collettivo di riferimento del settore di attività, individuato sulla base della rappresentatività delle sole organizzazioni dei lavoratori, l’unica misurabile attraverso i dati sugli iscritti registrati presso l’Inps”.
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