La legge delega fiscale e la revisione della disciplina di interpello
La certezza delle norme, una responsabilità dello stato e non un servizio
La bozza del disegno di legge delega in ambito fiscale contiene una revisione della disciplina dell’interpello che si pone l’obiettivo di limitare il ricorso a questo istituto e la cui impostazione è da ritenersi a dir poco discutibile.
Per le Associazioni nazionali ADC – AIDC – ANC – ANDOC – FIDDOC – UNAGRACO – SIC – UNGDCEC – UNICO la vera preoccupazione del legislatore non dovrebbe essere infatti quella di limitare la possibilità per i contribuenti di ricorrere all’istituto dell’interpello bensì di interrogarsi sulle ragioni di una legiferazione che nel Paese è evidentemente confusa e disorganica, rispetto alla quale il prevalere dell’incertezza genera una intensa attività di interpretazione delle norme e la conseguente richiesta di chiarimenti da parte delle imprese e dei cittadini.
Desta perplessità il fatto che il Governo abbia anche pensato di subordinare l’ammissibilità degli interpelli al versamento di un contributo. “Siamo” affermano i Presidenti delle nove sigle nazionali rispettivamente Maria Pia Nucera, Andrea Ferrari, Marco Cuchel, Mario Michelino, Fabiana Di Lauro, Stefano Sfrappa, Giuseppe Diretto, Matteo De Lise e Domenico Posca “a un stravolgimento di ogni logica poiché non è pensabile che una funzione di cui è responsabile lo Stato, com’è quella di assicurare la certezza delle norme per consentire una loro corretta applicazione da parte dei cittadini, possa essere considerata alla stregua di un servizio, per il quale, se richiesto, prevedere il pagamento di una somma”.
I Presidenti delle associazioni nazionali di categoria, inoltre, ritengono che la presentazione all’Agenzia delle Entrate di istanze di interpretazione delle norme fiscali sia il frutto di una visione distorta della realtà: l’Agenzia delle Entrate non ha un ruolo di terzietà, e in ambito fiscale sono i commercialisti che dovrebbero rivendicare una centralità che è data dalla loro oggettiva competenza, in forza della quale la categoria può essere in grado di elaborare, in modo qualificato e riconosciuto, indirizzi interpretativi e prassi operative nell’ambito della legislazione tributaria, ciò a vantaggio non solo dei professionisti ma di tutta la collettività.
“Il nostro auspicio comune” concludono i Presidenti nazionali “è che ci sia la consapevolezza da parte dei vertici istituzionali della categoria di ciò che fino ad oggi non è stato fatto per cambiare lo stato delle cose, e che gli stessi decidano, finalmente, di agire per avviare un percorso nuovo attraverso il quale la categoria sia presa in considerazione quale soggetto autorevole e riconosciuto per l’interpretazione delle norme fiscali e per la definizione degli indirizzi operativi”.
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