Anno: XXV - Numero 235    
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I Commercialisti nelle università.

Cataldi (Ungdcec): “I giovani chiedono più informazione e tirocini adeguatamente retribuiti”.

I Commercialisti nelle università.

Per avvicinarsi alla professione di commercialista, gli studenti chiedono informazioni più chiare sul percorso da intraprendere e tirocini adeguatamente retribuiti. È quanto emerge dalle mille risposte ai questionari somministrati nei vari atenei a margine del progetto Obiettivo Uni.Co., con il quale l’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili ha voluto raccontare ai giovani di 35 atenei italiani cosa significa essere un commercialista oggi.

“Le risposte degli studenti ci hanno permesso di individuare alcune delle cause della “fuga di cervelli” dalla categoria”, afferma Francesco Cataldi, presidente Ungdcec. “Anche se la netta maggioranza ritiene strategico il ruolo del commercialista, dal sondaggio emerge chiaramente un gap informativo, che parte dalle università, sui percorsi di formazione e di abilitazione; oltre il 40% degli studenti intervistati, infatti, dichiara di non essere a conoscenza dell’iter di formazione e tirocinio necessario per arrivare all’abilitazione, mentre oltre il 38%, pur essendone informato, sente la necessità di sportelli di orientamento alla professione all’interno delle università. A questo si aggiunge, la percezione di una formazione accademica che ancora non convince gli studenti, che vorrebbero percorsi universitari maggiormente specializzanti allo svolgimento della professione”.

Opportunità di crescita e prestigio professionale, competenze richieste dal mercato e maggiore autonomia nella gestione del tempo sono invece tutti fattori che rappresentano elementi di attrattività per la professione: “Dopo il Covid, sono cambiati in modo significativo gli obiettivi di carriera soprattutto degli under 35 – spiega Cataldi -. I giovani danno meno importanza alla dedizione alla carriera, in favore della flessibilità e della qualità della vita in generale. È necessario che il contesto professionale si sposti verso queste nuove esigenze”.

Serena Giannuzzi, delegata Ungdcec al Tirocinio e Rapporti con le Università, evidenzia come, in un contesto in cui la domanda da parte del mercato richiede competenze sempre più diversificate e specializzate, lo stereotipo del commercialista “contabile” e mera interfaccia della Pubblica Amministrazione “affligge ancora i pensieri dei più giovani, creando una barriera all’ingresso che ha portato negli ultimi anni ad un drastico calo dei nuovi iscritti”.

Nel questionario dell’Unione emerge anche l’aspetto economico: “L’assenza di un equo compenso per il periodo del tirocinio scoraggia i giovani a intraprendere la strada della professione. La necessità di una revisione del percorso di abilitazione, compresa l’introduzione di misure di tutela economica per i tirocinanti, trova pieno riscontro nelle risposte raccolte nelle università. L’immediata indipendenza economica post-laurea rappresenta, infatti, per i giovani, un’esigenza primaria. Per questo, riteniamo primaria la necessità di normare l’aspetto legato al compenso dei praticanti”.

La prima giornata legata al progetto Obiettivo Uni.Co., conclude Giannuzzi, si è comunque conclusa con la richiesta e la voglia reciproca di continuare con percorsi di dialogo e informazione: gli studenti hanno dichiarato di essere usciti dalle aule il 28 febbraio con una visione diversa della figura del commercialista (83%) e con una maggiore consapevolezza delle prospettive che oggi offre la professione.

Ufficio stampa Ungdcec

 

 

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