Cosa c’è nel piano di riarmo europeo
I punti principali del testo approvato dal Consiglio europeo, senza il premier ungherese Orban.
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Il Consiglio europeo adotta all’unanimità il testo non vincolante di conclusioni sul riarmo dell’Europa, ma non per la parte della pace in Ucraina, da cui il premier ungherese, Viktor Orban, si sfila.
Nel testo concordato dai leader si “accoglie con favore” la proposta della Commissione europea nel piano “Rearm Europe” di attivare la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e crescita per aumentare la spesa della Difesa.
Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha affermato in conferenza stampa organizzata al termine del vertice ieri sera che “diversi Stati membri hanno già annunciato il loro impegno fino a 15 miliardi di euro”. Nel testo finale non viene esplicitamente menzionata la possibilità di destinare una parte dei fondi di coesione alla difesa, vista la contrarietà di alcuni Stati, tra cui l’Italia. Il riferimento si limita a un invito rivolto alla Commissione di proporre fonti di finanziamento supplementari per gli Stati “nell’uso delle loro dotazioni attuali”. I leader Ue prendono atto dell’intenzione della Commissione di presentare “un nuovo strumento dell’Ue” con un importo da “150 miliardi di euro”.
La Commissione proporrà di agire nell’ambito dell’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, lo stesso che ha partorito il piano post-pandemia Next Generation EU. “È più una questione di settimane che di mesi per avere questa proposta concordata, perché è necessaria solo una decisione del Consiglio”, ha detto Von der Leyen, che nei giorni scorsi ha attirato i malumori dei gruppi politici al Parlamento europeo.
Nel testo i 27 accolgono con favore la volontà della Banca europea per gli investimenti di “rafforzare il suo sostegno all’industria europea della sicurezza e della difesa” e individua un elenco di ambiti “d’azione prioritari a livello dell’Ue in materia di capacità”. Gli investimenti, esplicitano i leader, dovrebbero concentrarsi “nella difesa aerea e missilistica, nei sistemi di artiglieria, comprese capacità di attacco in profondità di precisione, in missili e munizioni, droni e sistemi antidrone, abilitanti strategici, anche in relazione allo spazio e alla protezione delle infrastrutture critiche, mobilità militare e questioni cibernetiche, in intelligenza artificiale e guerra elettronica”.
Un’Unione europea “più forte e capace”, si legge in un altro punto, “contribuirà alla sicurezza globale e transatlantica”, è “complementare alla Nato”. Il Consiglio europeo, evidenziano i capi di Stato e di governo, “sottolinea l’importanza di collaborare con i partner non appartenenti all’Ue che condividono le stesse idee”.
La dichiarazione sull’Ucraina elenca i cinque punti che 26 leader dicono di voler sostenere per una pace “giusta e duratura”: da negoziati sull’Ucraina che non possono essere condotti “senza l’Ucraina”, al principio che i colloqui che interessano la sicurezza europea non possono svolgersi “senza il coinvolgimento dell’Europa”. C’è un chiaro riferimento all’operato delle ultime settimane del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, quando nel testo si sottolinea che “la sicurezza dell’Ucraina, quella dell’Europa, quella transatlantica e quella mondiale sono interconnesse”. Qualsiasi tregua, sottolinea il gruppo di Stati che non comprende l’Ungheria, “può avvenire solo nell’ambito di un processo che porti a un accordo di pace globale”. Un accordo, specificano, che “deve essere accompagnato da solide e credibili garanzie di sicurezza per l’Ucraina che contribuiscano alla deterrenza di una futura aggressione russa”. Infine, si afferma, “la pace deve rispettare l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.
Interrogato dai giornalisti sull’isolamento del premier ungherese Orban, il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha allontanato l’idea che l’Europa possa dirsi divisa. “L’Ungheria è il Paese isolato, e non sarà l’Ungheria a dividerci”, ha detto Costa ai giornalisti.
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