Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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E se fossi tu il “mostro” sbattuto in prima pagina?

Al salone del libro di Torino il quotidiano “il dubbio” organizza un’esperienza immersiva per far riflettere i visitatori sulla brutalità del processo mediatico.

E se fossi tu il “mostro” sbattuto in prima pagina?

E se fossi tu il “mostro” sbattuto in prima pagina? Non è una battuta, ma l’esperienza immersiva pensata da il quotidiano “Il Dubbio” per i visitatori del Salone del Libro di Torino. La testata sarà presente alla kermesse torinese da giovedì 9 a domenica 13 maggio con una serie di incontri con ospiti del mondo dell’Accademia, dell’Avvocatura, della Magistratura, rappresentanti delle Istituzioni, medici e giornalisti. Si parlerà di giustizia mediatica, guerre, carceri, violazione dei diritti umani, Intelligenza Artificiale e molto altro (in allegato il programma).

L’installazione sarà montata all’interno dello stand del quotidiano (Padiglione Oval T122) dove rimarrà dal 9 al 12 maggio, un’esperienza unica per far riflettere i visitatori sulla brutalità del processo mediatico e sulla fragilità della presunzione d’innocenza. Perché la gogna può colpire improvvisamente chiunque, anche gli “insospettabili”. Ma per capire cosa vuol dire bisogna “viverla” in prima persona: per questo Il Dubbio invita i visitatori a provare un “rito mediatico” diviso in tre parti. 

Primo step: arresto e foto segnaletica. Gli ospiti saranno “presi in custodia” e fotografati in manette, dopo aver compilato un modulo con i propri dati e aver lasciato le proprie impronte con una finta identificazione. 

Secondo step: gogna mediatica. La foto dei partecipanti posti in “arresto” sarà inserita in una falsa prima pagina di giornale, completa di titoli e articoli che li rappresenteranno come colpevoli, nonostante siano solo indagati.

Terzo step: il mostro sei tu. I visitatori riceveranno una copia della falsa prima pagina, con la propria foto, direttamente sul proprio telefonino. 

L’obiettivo dell’iniziativa è sensibilizzare il pubblico sull’impatto devastante di una campagna mediatica diffamatoria e sulla presunzione di innocenza, tradita ogni volta che il tribunale mediatico anticipa il proprio verdetto prima di un giusto processo.

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