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Giovedì 28 Novembre 2024 ore 13:00
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Ecco il decreto sulle liste d'attesa

Esami diagnostici anche nei fine settimana e un Cup nazionale.

Ecco il decreto sulle liste d'attesa

Un Centro unico di prenotazioni (Cup) che diventa davvero unico su tutto il territorio nazionale, un timido aumento della spesa per il personale e la possibilità di fare gli esami specialistici e diagnostici anche nel fine settimana. Sono questi i perni su cui si basa il decreto legge che il governo ha approvato oggi in Consiglio dei ministri per combattere il fenomeno delle lunghe liste d’attesa nella sanità. Al decretino (sette articoli), che entrerà in vigore da subito, si aggiunge poi, come spiegato ieri da HuffPost, un disegno di legge più corposo (quattordici articoli) contenente le altre misure, quelle più importanti e soprattutto più costose, che però, date le ristrettezze di bilancio, entreranno in vigore più in là, senza una data certa: si va dalla flat tax per i medici all’obbligo di pagare il ticket lo stesso per i cittadini che prenotano la visita ma poi non si presentano.

Nel decreto formato mini vanno dunque tutti gli interventi giudicati capaci di ridurre i tempi di attesa per una visita o un esame senza che però portino via troppe risorse dal bilancio pubblico. Nasce così, sotto il controllo dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), la Piattaforma nazionale per le liste d’attesa, con l’obiettivo di disporre, a Roma, di un monitoraggio puntuale e reale dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie. L’obiettivo è conoscere esattamente i tempi di attesa, prestazione per prestazione, regione per regione. Nervo fondamentale della nuova piattaforma sarà la sua interoperabilità con le piattaforme regionali, che ad oggi non permettono di avere un quadro reale dei tempi di attesa sui territori ma neanche un semplice riassunto dell’offerta di tutte le prestazioni rispetto alla domanda effettiva dei cittadini. In caso di riscontri di inefficienze e anomalie nell’ambito dei controlli, Agenas potrà condurre attività di audit nei confronti delle Asl per superare le difficoltà rilevate. Accanto ai nuovi poteri dell’Agenas, l’articolo 2 del decreto istituisce un Ispettorato generale di controllo sull’assistenza sanitaria, alle dirette dipendenze del ministero della Salute, con l’obiettivo di rafforzare le attività di valutazione della qualità del servizio sanitario. Gli ispettori del ministero saranno autorizzati ad accedere in tutte le tipologie di strutture sanitarie per verificare le disfunzioni sulla base di segnalazioni dei cittadini, degli enti locali, delle associazioni di categoria degli utenti nonché su propria iniziativa.

Nasce un ‘Cup unico’. Di per sé un ossimoro, essendo già il Cup acronimo di Centro unico per le prenotazioni. Ma fino ad oggi, effettivamente, il Cup non è mai stato uno solo. Il nuovo decreto intende istituire un Cup unico infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato. L’obiettivo è ovviare al problema per cui oggi nei Cup regionali il privato convenzionato o non è presente o lo è in minima parte. Nella bozza viene citata anche la nullità del contratto della sanità pubblica con il privato accreditato che non provvede a inserire le prestazioni nei Cup pubblici. Mentre per chi è autorizzato ma non ancora accreditato, il collegamento con i Cup pubblici diventa requisito per il rilascio dell’accreditamento istituzionale.

Un’altra norma allarga il ricorso alle prestazioni domestiche, cioè le intramoenia, e a quelle attraverso il privato accreditato. Viene ribadito il divieto per le aziende sanitarie e ospedaliere di sospendere o chiudere le attività di prenotazione: un giro di vite sul fenomeno delle agende chiuse. Le regioni vengono incentivate da un altro articolo ad adottare il più possibile soluzioni digitali per agevolare la prenotazione autonoma delle visite e il pagamento del ticket. A tal proposito viene istituita persino un’infrastruttura nazionale di intelligenza artificiale che eroga servizi di supporto per la gestione delle liste d’attesa. Sarà progettata e realizzata dai tecnici dell’Agenas e garantirà utili informazioni ai medici per la presa in carico dei pazienti e nella pratica clinica quotidiana, con suggerimenti, specifica il decreto, “non vincolanti”. Una norma che rappresenta, secondo gli intendimenti del governo, la base giuridica per far decollare il coinvolgimento dell’AI nel campo della telemedicina, nonché per migliorare l’appropriatezza prescrittiva dei medici di famiglia.

Ulteriori indicazioni vengono fornite dal decreto per garantire un sistema di recall al cittadino volto a evitare il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate (stimato in un 20% dei casi). Chi non effettua la visita o l’esame prenotato senza preavviso, si legge, dovrà pagare ugualmente il ticket. Insomma: chi rifiuta un esame deve dare la possibilità ad altri di poter usufruire della prestazione da lui prenotata. Confermato nell’ultima bozza il passaggio in cui si parla della possibilità di visite ed esami diagnostici anche il sabato e la domenica, prolungando la fascia oraria. L’articolo 5 è quello che mette in campo la maggior parte dei fondi disponibili subito: incrementa la spesa per il personale di un importo complessivo pari al 15% dell’incremento del Fondo sanitario rispetto all’anno precedente. Un tetto meno stringente rispetto al 2024, in attesa del superamento definitivo prospettato per il 2025.

Nel pacchetto ‘liste d’attesa’ approvato dal Consiglio dei ministri figura poi un disegno di legge fratello del decreto di cui sopra. Nella bozza visionata da HuffPost, si legge di svariate misure: aumento della tariffa oraria del 20% per le prestazioni aggiuntive. Una tassazione separata per i medici ad aliquota fissa del 15% (cioè una flat tax sanitaria). L’indennità di disagio per le specialità mediche più carenti o con condizioni di lavoro più disagiate. Il ricorso a specialisti ambulatoriali interni, con uno stanziamento di cento milioni per aumentare a cento euro la tariffa oraria per la loro prestazione. Premi e sanzioni come leva per il miglioramento dei tempi delle prestazioni, con tanto di incremento della retribuzione (o decurtazione) del direttore generale di ogni Asl. Mentre sull’appropriatezza prescrittiva dei medici di famiglia – accusata di aver contribuito a gonfiare inutilmente le liste d’attesa – non si parla di tagli alle prestazioni ma di un lavoro da condurre insieme alle regioni per intervenire sul tema. Trattandosi di un Ddl, però, questo secondo provvedimento non gode di tempi prioritari come il decreto di cui sopra. Anzi, l’idea del Ddl nasce proprio per questa ragione: rinviare probabilmente all’anno prossimo le misure che richiedono più coperture finanziarie.

Di  Luca Bianco su Huffpost

 

 

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