Anno: XXVI - Numero 2    
Venerdì 3 Gennaio 2025 ore 14:30
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I medici protestano: tamponi ai politici e non a noi

Test anche agli asintomatici Cresce la protesta del personale medico e infermieristico per l’assenza di kit protettivi adeguati. E cresce il pressing per estendere il test con tampone anche ai medici asintomatici

I medici protestano: tamponi ai politici e non a noi

È “necessario estendere l’utilizzo del test a tutti i medici asintomatici che trattano i pazienti con Covid-19, per impedire una diffusione impropria del contagio”, afferma all’Ansa il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli. Oggi, avverte, “medici e personale sanitario asintomatici ma positivi al nuovo coronavirus senza saperlo rappresentano, infatti, una mina vagante e un enorme rischio negli ospedali. Lasciati allo sbaraglio, senza protezioni”. Una condizione che mette a rischio medici e pazienti, trasformando gli studi medici in luoghi altamente pericolosi. Cresce in Lombardia la ‘rivolta’ dei medici di famiglia “lasciati ancora allo sbaraglio” contro l’emergenza coronavirus, “senza adeguati dispositivi di protezione individuale” e spesso nell’impossibilità di proteggere dal rischio contagio i pazienti che accedono ai loro studi. L’appello arriva dallo Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani) della provincia di Milano ed è indirizzato al prefetto della provincia di Milano: “Auspichiamo che il prefetto territorialmente competente, sentito il relativo Dipartimento di prevenzione – chiede il sindacato – possa requisire strutture e beni (mobili e immobili) e assumere ogni altro provvedimento idoneo, al fine di attuare le superiori disposizioni governative, assicurandone l’esecuzione e il rispetto, in coerenza con l’acclarata situazione emergenziale”.  Snami Milano prega inoltre il prefetto “di fare tutto quanto in suo potere per uniformare le prescrizioni emanate dallo Stato anche alla provincia di Milano, affinché la lotta al contagio non si riduca solo a un proclama mediatico, ma si realizzi attraverso una serie di azioni opportune, ragionevoli ed efficaci a tutela della salute pubblica”. Non solo: Paola Pedrini, segretario dei medici di famiglia lombardi della Fimmg, denuncia il fallimento di una strategia che all’inizio dell’emergenza ha consentito la somministrazione a tappeto di tamponi su politici e amministratori, lasciando per ultimi proprio i medici: “Fin dall’inizio dell’epidemia, i medici segnalarono alle Ats di competenza di essere venuti a contatto con pazienti potenzialmente infetti e richiesero un test di controllo dell’avvenuto contagio. Ancora oggi le Ats lo rifiutano fino alla manifestazione della sintomatologia e, anzi, molti medici nonostante la malattia manifesta sono sottoposti a test dopo molti giorni per assenza di tamponi. Senza entrare nel merito, nella situazione epidemiologica attuale, dell’opportunità e dell’estensione dell’effettuazione dei tamponi – prosegue Pedrini – agli operatori sanitari tale verifica è stata negata anche nelle fasi iniziali, nelle quali poteva avere un’importante funzione profilattica. Si consideri che in tale fase venivano eseguiti controlli a tappeto su personalità politiche e amministrative. Questi ritardi comportano il rischio che pazienti, famigliari e/o colleghi di lavoro siano infettati senza che alcuno provveda al loro isolamento”. Una denuncia che risuona nell’allarme lanciato in una nota congiunta della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) e della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi): su oltre 2.300 professionisti sanitari positivi a Covid-19 “oltre l′80%, cioè quasi 1.900, sono medici e infermieri. E, per tutti, le prospettive sono quelle di un rischio altissimo senza gli adeguati dispositivi di protezione personale e di un livello di stress per la carenza di organici che lascerà il segno anche dopo l’emergenza Covid-19”. Le due Federazioni stigmatizzano kit protettivi inadeguati o assenti e chiedono a gran voce di dare priorità alla sicurezza di chi cura e assiste. “Nessuno si tirerà mai indietro, è chiaro – affermano Filippo Anelli, presidente della Fnomceo e Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi – e la miglior testimonianza di questo la danno i cittadini con la loro gratitudine e gli stessi professionisti con l’impegno profuso nel salvare vite”. Medici e infermieri del Servizio sanitario nazionale, “oltre 900mila professionisti in prima linea nella guerra a Covid-19″, si uniscono per affrontare gli stessi problemi che le categorie professionali hanno in questo momento: dispositivi di protezione individuale non adeguati ai rischi e ai compiti – se non spesso del tutto assenti – e carenza di personale che costringe a turni ben oltre quelli fisicamente sopportabili. Senza ovviamente nemmeno che si possano rispettare le regole su riposi o alternanza: il personale non c’è. Per Gianni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, l’estensione del test con tampone a tutti i medici e sanitari, anche se asintomatici dopo aver avuto contatti a rischio, per rilevare la positività al nuovo coronavirus, ”è un argomento che va sicuramente affrontato, anche a fronte dell’invito dell’Oms ad aumentare i test: fare più test ai medici è chiaro che può essere utile, ma bisogna mettere in campo una strategia e considerare anche gli aspetti di fattibilità. Credo – ha affermato Rezza all’Ansa – che sia un argomento importante di discussione. Anche l’Organizzazione mondiale della Sanità spinge ad estendere l’uso dei tamponi e questo perché si rintraccerebbero catene di trasmissione ed un maggior numero di positivi. Il punto, però, è che va anche considerata la fattibilità della misura: se ad esempio ci sono problemi di disponibilità di materiali, personale o tempi, allora è chiaro che bisogna concentrarsi sui soggetti sintomatici come fatto finora”. Attualmente, il tampone viene infatti eseguito sui soggetti sintomatici che abbiano avuto contatti con persone positive o che siano stati in aree a rischio. C’è, inoltre, rileva Rezza, anche un altro aspetto a considerare: “Il tampone, in un soggetto asintomatico, può risultare negativo nel momento in cui viene eseguito ma potrebbe essere positivo se fatto successivamente. Dunque, bisognerebbe mettere in campo una strategia considerando appunto la possibilità di esiti dei test variabili nel tempo”.

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