Inapp, 3 milioni occupati 'smart', ma non per sempre
Fadda, per la ristrutturazione serve 'grande capacità manageriale'
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“Circa 3 milioni di lavoratori utilizzano la formula del lavoro agile”, al tempo dell’emergenza sanitaria da Coronavirus, tuttavia si tratta di una “caratteristica nata con il ‘lockdown’ e destinata a morire con esso. L’organizzazione delle mansioni in ‘smart working’ non prevede questo”, bensì contempla lo svolgimento dell’occupazione ‘da remoto’ come “complementare, e non come sostitutivo del lavoro in presenza”. Parola del presidente dell’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) Sebastiano Fadda, che in un’intervista a ‘Corriere Comunicazioni’ si esprime sulla cosiddetta ‘Fase 2’, sostenendo che “la pandemia è stata come una frustata che ha costretto le aziende ad adottare nuove forme di lavoro verso le quali già da tempo si orientavano studi e sperimentazioni, ma che la maggior parte delle aziende neanche prendeva in considerazione. Ora, bisogna non sprecare questa occasione e fare in modo che ciò che l’emergenza ha in molti casi trasformato in semplice ‘telelavoro’ diventi l’avvio di un processo di ristrutturazione dei processi produttivi e dell’organizzazione” lavorativa. E prosegue: “In una ristrutturazione saggia dei processi produttivi basata sullo ‘smart working’ la socialità, la collaborazione, lo spirito di gruppo, la partecipazione interattiva costituiscono tutti aspetti che devono essere rafforzati. Ma perché questo sia realizzato occorre non solo una crescita delle competenze e della cultura del lavoro da parte dei lavoratori, ma anche una grande capacità manageriale e gestionale da parte degli imprenditori e dei responsabili delle organizzazioni”, chiosa.
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