Anno: XXVI - Numero 68    
Lunedì 7 Aprile 2025 ore 13:45
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La guerra degli stupidi. Sfida totale fra Trump e gli europei (in sfumatura italiana)

Il presidente americano rischia di fare più male al suo paese di quanto ne fa all’Europa. A meno che l’Europa non si divida, facendo più male a sé che all’America. Un partita vista da piazza e piazzate d’Italia.

La guerra degli stupidi. Sfida totale fra Trump e gli europei (in sfumatura italiana)

L’ipotesi che Donald Trump sia molto stupido si fonda sull’idea che i dazi imposti al mondo interno finiranno con l’indurre il mondo intero a continuare i loro commerci, e anzi a infittirli, però escludendo gli autoesclusi Stati Uniti, cioè il più grande mercato del pianeta. Ma poi ci sono tutti gli altri. Dipende da chi starà peggio: il resto del pianeta senza gli Stati Uniti o gli Stati Uniti senza il resto del pianeta.

Intanto si riapre il progetto europeo di qualche canale con la Cina, e non è la riproposizione della Via della Seta, come ha spiegato qui Gianni Del Vecchio, e come vorrebbe invece far credere quel piffero per gonzi che è Giuseppe Conte. Allora aveva l’aria da parte italiana di svendita di sovranità, anche di sovranità europea, tramite cessioni di parte del porto di Trieste al ricco e protervo colonizzatore; adesso sa di mutuo soccorso fra Bruxelles e Pechino in cerca di vie d’uscita. Si riparla del Mercosur, cioè di nuove intese con il Mercato unico sudamericano. Ci si concentra sui mercati emergenti dove i prodotti italiani ed europei trovano nuovi e crescenti sbocchi: l’India, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi. Non sarà facile ma tutto fa pensare che saranno i mercati a salvare i mercati e la globalizzazione a salvare la globalizzazione.

A meno che Donald Trump sia molto stupido ma più di lui lo siamo noi europei. E cioè se i dazi – e la questione ucraina – finiranno con lo spaccare l’Europa, la partita l’avrà vinta Trump e per noi sarà un guaio serio.

Se la guardiamo dall’Italia, la partita sembra già indirizzata. I più, a cominciare dai francesi, sospettano di Giorgia Meloni, che intenda vedersela con Trump per i vantaggi propri e non dei Ventisette. Matteo Salvini da Firenze la incita, col suo sovranismo da chihuahua fra pitbull, mentre il ministro Giancarlo Giorgetti da Cernobbio propone di mettere di nuovo da parte il Patto di stabilità, come per la pandemia, e permettere a ogni paese di fare altro debito. Non è magnifico? È sempre l’Unione europea il nemico, e non i nostri tremila miliardi di debito attuale, e non le ovvie diffidenze di chi dovrebbe concederci ulteriore credito, e non Trump con la sua dissennata guerra mondiale.

Intanto dai Fori imperiali a Roma il pifferaio di cui prima muove guerra all’Europa guerrafondaia e raduna attorno a sé l’intera sinistra, compreso il Pd da tripla in schedina che non si presenta con la segretaria Elly Schlein ma col luogotenente Francesco Boccia (così poi domani si potrà dire c’ero o non c’ero in base alle esigenze, per quanto possano servire simili valzer fuori dai corridoi del Nazareno), e ci sarebbe stata alla grande pure la Lega, che dice le stesse identiche cose, non fosse che preferisce dirle per conto proprio. Intanto oggi le gradazioni di europeismo introducono nuove sfumature primavera estate dalla piazza voluta dai sindaci di Bologna e Firenze, da dove si invoca un’Europa per la pace, per la libertà, per i diritti, e per la precisione “un’Europa diversa”, l’Europa più pienamente schleiniana “contraria al riarmo dei singoli Stati e favorevole alla difesa comune”, senza peraltro spiegare come farla in sei mesi quando probabilmente non basterebbero sei anni per chiudere ventisette eserciti e ventisette industrie e costruire un solo esercito e una sola industria.

Comunque nessun problema. Anche Giorgia Meloni vuole “un’Europa diversa” e tre giorni fa Fratelli d’Italia non ha votato la relazione di Ursula von der Leyen sulla politiche di sicurezza e difesa perché contiene “troppe critiche a Trump”. Così ognuno vuole un’Europa diversa e ognuno di conseguenza aggiusta il calibro della propria propaganda. Se dipendesse da noi, la gara degli stupidi l’Europa l’avrebbe già vinta a mani basse.

di  Mattia Feltri su Huffpost

 

 

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