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La politica di Salvini sui migranti fu inguardabile

Il processo a suo carico lo è di più.

La politica di Salvini sui migranti fu inguardabile

I porti chiusi e le navi sequestrate furono opera collegiale del Conte I (Cinque stelle e Lega): lo dice la Costituzione, lo dice la legge. Cioè erano atti politici orrendi ma insindacabili. Perché per Open Arms è andata in un modo e per la Diciotti in un altro. Cronaca di un’abdicazione istituzionale molto piccina

15 Settembre 2024 alle 12:22

In un paese con una qualche idea di sé, non si consentirebbe a un tribunale di processare un ministro per degli atti politici, approvati a sostenuti da un governo nella sua collegialità, e prima non si sarebbe permesso al ministro di diventare tale né di portare avanti tali politiche, contrarie alle leggi internazionali, alle leggi umanitarie, a un residuo di decenza (ma quel ministro, quel capo di partito e quel governo hanno potuto risplendere nella loro caricatura in forza della legittimazione popolare espressa dagli elettori: bisognerebbe dimenticarlo mai).

La richiesta di sei anni di reclusione per Matteo Salvini per il sequestro della nave Open Arms – agosto 2019, diciannove giorni in attesa di sbarco, con 137 migranti a bordo di cui 32 minorenni – decreta un’inclinazione carnevalesca tanto quanto carnevalesche sono le idee di contrasto all’immigrazione sostenute dallo stesso Salvini, ancora oggi, dal governo di cui faceva parte allora, di quello di cui fa parte adesso, della destra in generale, che in soccorso dell’imputato innalza, per voce della premier Giorgia Meloni, una roboante “difesa dei confini”, come se 137 migranti di cui 32 minorenni fossero il Gruppo Wagner inviato da Vladimir Putin.

Chi abbia seguito con qualche costanza le vicende di quei mesi – della lirica canaglietta dei porti chiusi, della commedia buffa gialloverde, capocomico Giuseppe Conte – potrebbe per esempio chiedersi come mai Salvini venga processato per il caso Open Arms e non per il caso Diciotti dell’agosto precedente: 190 migranti di cui 37 minorenni costretti in mare e sbatacchiati di porto in porto per dieci giorni. La differenza è meschinella: Salvini fu indagato anche per la Diciotti ma il Senato aveva giudicato politica e dunque insindacabile l’attività del ministro e aveva respinto l’autorizzazione a procedere. Quando la storia si ripete per Open Arms tutto si ribalta: stavolta il Senato dice no, macché attività politica, ha invece l’aria di essere attività criminale. E come mai quello che era bianco di colpo diventa nero? Perché il Conte I (Movimento cinque stelle e Lega) non c’è più ed arrivato il Conte II (Movimento cinque stelle e Pd). Il Conte I protegge Salvini l’alleato, il Conte II molla ai cani Salvini l’avversario.

Non è finita. In questi giorni come allora, i più affini al contismo, i più ostili al salvinismo e Conte medesimo diffondono una versione a discarico del governo e a carico di Salvini ampiamente piccina. E cioè Conte era animato da una forte perplessità e arrivò a sollecitare al suo ministro la liberazione dalla Open Arms perlomeno dei ragazzi. Prova che lui fece il possibile; direi invece prova di una irresponsabilità istituzionale desolante, e peraltro molto frequentata da Conte. La Costituzione all’articolo 95 dice che “il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico e amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri. I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri”. Traduzione (non ce ne sarebbe bisogno, ma si nota un carente tasso di alfabetizzazione e un opposto esuberante tasso di ipocrisia): Conte, come tutti i presidente del Consiglio, era responsabile dell’attività generale del suo governo; tutti i ministri, di allora e di sempre, sono responsabili delle deliberazioni del governo, e tali erano i decreti sui porti chiusi; Salvini, come tutti i ministri, è singolarmente responsabile dei suoi atti da ministro.

Per chiarire meglio il postulato, e dettagliarlo, nel 1988 è stata emanata una legge, la numero 400, sulla “disciplina dell’attività di governo” e sull’“ordinamento della Presidenza del Consiglio”. Era necessario perché negli anni i premier avevano esercitato un potere più debole o più robusto a seconda delle stagioni politiche. Nella legge si stabilisce che il Presidente del Consiglio “può sospendere l’adozione di atti da parte dei ministri competenti in ordine a questioni politiche e amministrative, sottoponendoli al Consiglio dei ministri nella riunione immediatamente successiva”. Altra traduzione: Conte aveva il potere di sospendere immediatamente le decisioni di Salvini per poi rimettersi alle valutazioni del Consiglio dei ministri. Non l’ha fatto: se n’è lavato le mani, ha permesso che lo facessero i suoi ministri, e lo ha fatto per tenere in piedi il suo governo. Quello che lui ha rifiutato di affrontare politicamente, ora accetta che sia affrontato penalmente, purché a risponderne sia soltanto uno: Salvini. Per la Open Arms e basta, però. Per la Diciotti no.

Se volevamo un esempio dello svilimento della politica, delle sue alte responsabilità, del suo ruolo sacrale, del suo assoggettamento alla magistratura e contemporaneamente del suo uso parassitario della magistratura, in definitiva della sua abdicazione, era difficile trovarne uno più abbagliante.

di Mattia Feltri. Su Huffpost

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