Le professioni escluse dal credito di imposta per le locazioni
I professionisti pagheranno l'affitto pieno per il mese di marzo.
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Alle partita Iva, infatti, non sarà concesso l’accesso al credito di imposta sui canoni di locazione destinato dal decreto «cura Italia» alle imprese. Le associazioni professionali, in particolare commercialisti e consulenti del lavoro, chiedono un ampliamento della misura, da definire durante il passaggio in parlamento del dl (è fissato per venerdì il termine per la presentazione degli emendamenti), oltre a proporre una serie di altre modifiche, ponendo in particolare l’attenzione sui professionisti ordinistici. Per i non ordinistici, intanto, l’Inps ha comunicato che entro la fine di marzo renderà disponibili le domande per richiedere l’indennità di 600 euro. L’articolo 65 del decreto 18/2020 (dl cura Italia) stabilisce che «al fine di contenere gli effetti negativi connessi all’emergenza, ai soggetti esercenti attività di impresa è riconosciuto, per il 2020, un credito di imposta del 60% dell’ammontare del canone di locazione relativo al mese di marzo 2020». La norma, quindi, comprendendo solo gli esercenti attività di impresa, esclude gli studi professionali dalla possibilità di ricevere un contributo per pagare l’affitto dei locali utilizzati. L’articolo 65 è stato uno degli argomenti citati dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro (Cno) e dal Consiglio nazionale dei commercialisti (Cndcec) che ieri, in una nota congiunta, hanno illustrato le misure necessarie da adottare, un «piano shock per l’economia» in modo da rilanciare il paese. «Il protrarsi e l’ampliamento della emergenza sanitaria», sono le parole della presidente del Cno Marina Calderone e del presidente del Cndcec Massimo Miani, «hanno messo in ginocchio il tessuto economico del paese e con esso lavoratori dipendenti e professionisti. Per questo motivo», chiedono Miani e Calderone, «sono necessari interventi di integrazione al reddito facili, diffusi e di rapidissima assegnazione diversi, per criteri e tempistiche, da quelli utilizzati nei periodi di ordinaria amministrazione». La nota elenca le principali misure che dovrebbero essere attuate dal governo secondo le due categorie; la prima parte riguarda la sospensione dei termini di versamento tributari al 30 giugno 2020, con rateazione a partire da settembre. Di seguito, si richiede: il ripristino della possibilità di compensazione dei crediti per imposte dirette; eliminazione della proroga di due anni dei termini di accertamento; sospensione fino al 30 giugno dei termini procedimentali e processuali tributari nonché delle procedure concorsuali, cautelari ed esecutive in corso. Una proposta esplicita, come detto, riguarda l’estensione ai professionisti iscritti agli albi di tutte le misure di sostegno fiscale, dalle indennità di 600 euro mensili al credito di imposta per gli studi professionali condotti in locazione. In materia di lavoro, invece, si richiede di eliminare qualsiasi ipotesi di graduatoria per gli ammortizzatori sociali, per evitare «situazioni ingestibili», l’eliminazione di ogni vincolo legato all’iscrizione a enti o fondi preclusivo dell’accesso al sistema di integrazione salariale e il rinvio al 30 settembre del termine per la presentazione delle certificazioni Uniche e Uniemens. Tra le proposte, come detto, c’è anche l’estensione ai professionisti ordinistici dell’indennità di 600 euro definita dal dl cura Italia. Per le 5 milioni di partite Iva interessate alla misura, intanto, l’Inps ha comunicato che entro la fine di marzo renderà disponibili le domande per richiedere il contributo, scongiurando ancora una volta l’ipotesi di un click day.
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