Libere professioniste: tra presente e futuro
Le donne stanno ridisegnando il panorama delle libere professioni, conquistando spazi e affrontando sfide che fino a pochi decenni fa sembravano loro preclusi.
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Ma possiamo parlare di una reale equità di genere? Purtroppo, i dati raccontano una storia diversa. Secondo il rapporto AdEPP Focus Donne Professione (2023), la presenza femminile nelle Casse previdenziali è cresciuta dal 30% nel 2007 al 42% attuale. Inoltre, il 54% dei nuovi iscritti sono donne, con un’età media inferiore rispetto ai colleghi uomini (45 anni contro 50).
Tuttavia, il divario retributivo di genere resta un problema strutturale. Già all’ingresso nella professione, le donne guadagnano in media il 5% in meno rispetto agli uomini, una differenza che arriva al 45% nel corso della carriera. Questa disparità non dipende da una minore preparazione o ambizione, ma da fattori sociali e strutturali che limitano il tempo dedicato alla professione, come la gestione familiare e la carenza di misure di supporto.
Un settore emblematico di questa trasformazione è quello delle biologhe. Se un tempo erano prevalentemente impiegate nei laboratori di analisi o nell’insegnamento, oggi operano in una molteplicità di ambiti innovativi e multidisciplinari. Dalla sicurezza alimentare alla sostenibilità ambientale, dalla biologia marina alla genetica applicata, dalla biologia forense alla consulenza nutrizionale e alla ricerca biotecnologica, il campo d’azione delle biologhe si è ampliato in modo significativo al passo con l’evoluzione della professione.
L’applicazione della biologia alla scena del crimine rappresenta una delle sfide più affascinanti e in crescita per le professioniste del settore. Sempre più biologhe collaborano con le forze dell’ordine, contribuendo all’analisi del DNA, all’identificazione di sostanze tossiche e alla ricostruzione di eventi criminali. Un ruolo che richiede elevate competenze scientifiche, capacità analitiche, precisione e spirito investigativo. Ma accanto a questo, le biologhe stanno trovando spazio anche nel settore dell’ambiente, della cosmetologia, sicurezza, qualità, certificazioni, igiene degli alimenti, e beni culturali.
Questa diversificazione dimostra come la libera professione femminile possa evolversi e affermarsi in contesti ad alta specializzazione, superando stereotipi e barriere tradizionali. Tuttavia, restano numerose problematiche che impediscono alle donne di esprimersi pienamente nella professione. Tra queste, la difficoltà di conciliazione tra vita privata e lavoro, la mancanza di modelli di carriera flessibili e la persistente disparità nelle opportunità di crescita. Ma se queste criticità permangono, come mai oggi il numero delle donne biologhe sta aumentando? Un cambiamento culturale è certamente in atto: sempre più giovani donne scelgono la biologia attratte dalle nuove opportunità professionali, dalla maggiore consapevolezza delle loro potenzialità e dall’espansione delle carriere STEM. Anche il welfare dedicato alle professioniste ha avuto un ruolo importante, permettendo un miglior accesso alla formazione e incentivando l’autoimprenditorialità.
Un welfare che accompagni le professioniste lungo tutto il percorso lavorativo.
Se da un lato le opportunità per le biologhe e per le professioniste in generale si moltiplicano, dall’altro resta cruciale la necessità di un welfare più inclusivo. Le difficoltà delle donne non si limitano alla conciliazione tra lavoro e maternità, ma si estendono all’intero arco della carriera, specialmente per quanto riguarda l’assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti e la flessibilità lavorativa. Le sfide da affrontare sono molte: servono infrastrutture sociali adeguate, strumenti digitali per il lavoro agile e nuove forme di aggregazione professionale che favoriscano la crescita delle donne nelle libere professioni. L’innovazione tecnologica, la condivisione delle competenze e una solida rete di supporto possono diventare alleati fondamentali per superare il gender gap, garantendo pari opportunità e riconoscimento professionale.
Le donne nelle libere professioni dimostrano ogni giorno determinazione, competenza e capacità di adattamento a contesti in continua evoluzione. Per valorizzare appieno il loro potenziale, è necessario garantire strumenti adeguati: un welfare che vada oltre la maternità, infrastrutture che favoriscano la conciliazione vita-lavoro e soluzioni digitali per una maggiore flessibilità e sicurezza.
AdEPP opera quotidianamente per sostenere le professioniste con politiche mirate in ambito previdenziale e di assistenza generale, con uno sguardo alle iniziative delle diverse casse di previdenza che la compongono.
Enpab, in particolare, promuove azioni specifiche per la categoria, incentivando modelli di aggregazione, formazione continua e supporto all’autoimprenditorialità. Questo impegno è particolarmente rilevante considerando che il 74% degli iscritti a Enpab sono biologhe, un dato che testimonia la crescente femminilizzazione della professione. Per garantire una maggiore rappresentatività della propria governance rispetto alla composizione degli iscritti, Enpab ha adottato importanti decisioni statutarie. Tra queste, la riduzione da cinque a tre anni del requisito di esperienza amministrativa per l’elettorato passivo, favorendo una più ampia partecipazione al governo dell’Ente. Questo cambiamento si è reso necessario per assicurare il coinvolgimento attivo degli iscritti, considerata la loro giovane età media, e per superare le limitazioni imposte in passato da criteri troppo stringenti, che rischiavano di penalizzare la partecipazione democratica.
Tale sensibilità ha reso Enpab il primo Ente di previdenza a ottenere la certificazione sulla parità di genere, consolidando il suo obiettivo di fornire un concreto supporto ai propri iscritti e alle loro famiglie, facilitando un migliore equilibrio tra vita professionale e personale. Un’attenzione particolare è riservata al sostegno economico per gli iscritti con figli affetti da disabilità o malattie invalidanti, così come per gli orfani di iscritti o pensionati attivi che si trovano nelle stesse condizioni.
Questa iniziativa prevede un contributo economico iniziale di 2.000 euro, con possibilità di estensione fino a 4.000 euro in una fase successiva. L’erogazione del contributo non è subordinata all’ISEE, poiché questa tutela è considerata una priorità universale. In linea con questa visione, Enpab ha introdotto ulteriori misure a sostegno della famiglia, tra cui il contributo per le spese dell’asilo nido, l’acquisto di libri di testo, il merito scolastico, l’inserimento di posti dedicati alle iscritte neomamme nei bandi e il contributo di 2000 euro per i papà, perché la famiglia va tutelata al di là del genere. Inoltre, promuove iniziative formative per l’empowerment professionale, offrendo strumenti concreti per il consolidamento della carriera delle biologhe e il superamento delle barriere di genere.
La strada verso l’equità è ancora lunga, ma il cambiamento è già in atto. Le biologhe, con il loro ingresso sempre più deciso in ambiti innovativi come la scienza forense e le biotecnologie, ne sono una testimonianza concreta. Il futuro delle libere professioniste è fatto di crescita, competenza e nuove possibilità. Sta a noi creare le condizioni affinché possano realizzarlo senza ostacoli.
Di Tiziana Stallone (Vice Presidente Vicario AdEPP e Presidente Enpab)
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