L’Italia spaccata dell’Irpef: il 15% dei contribuenti paga i servizi per tutti gli altri.
Il 15% dei contribuenti il 63% delle imposte.
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Sono pochi, circa il 5% degli italiani che presentano la dichiarazione dei redditi. Da soli pagano il 42% dei 189,31 miliardi generati dall’Irpef. E non hanno ricevuto in questi anni nessuna forma di sconto fiscale. Sono i contribuenti che dichiarano al Fisco un reddito superiore a 55mila euro e che ora, se superano anche la soglia dei 75mila, riceveranno un ulteriore aumento di pressione fiscale sotto forma di tetto all’utilizzo delle detrazioni.
Circondati ordinariamente da un disinteresse generale, ricevono attenzione pubblica una volta all’anno con la presentazione dell’Osservatorio di Itinerari previdenziali sulle entrate fiscali. Il Centro di ricerche guidato da Alberto Brambilla ha illustrato oggi i nuovi numeri alla Camera in un evento organizzato con la Cida, la confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità guidata da Stefano Cuzzilla. Le cifre dicono due cose: che la povera Irpef, trafitta dai regimi sostitutivi e dall’evasione, si è trasformata in modo ormai strutturale in un club per pochi che pagano per tutti gli altri. E che la forte crescita economica vissuta subito dopo il Covid, e fotografata dalle dichiarazioni 2023 sui redditi 2022 oggetto dell’ultima analisi, ha modificato solo marginalmente il quadro.
Il gettito è cresciuto in un anno del 6,3%, quindi un po’ meno del Pil nominale che nel 2022 ha fatto registrare un +7,7%. E si è modificata un po’ anche la forma tradizionalmente schiacciata dalla piramide dei redditi dichiarati: perché è salito sia i il numero di contribuenti con redditi compresi tra i 20 e i 29mila euro (9,5 milioni) sia quello dei redditi dai 29mila euro in su, mentre sono diminuite le dichiarazioni che indicano redditi fino a 20mila euro, in calo da 23,133 a 22,356 milioni. Ma questi piccoli smottamenti non cambiano la sostanza della questione: il 45,16% degli italiani non ha redditi (o non li dichiara), e di conseguenza vive a carico di qualcun altro. E quel qualcuno è rappresentato dal 15,26% dei contribuenti, che dichiarando redditi superiori a 35mila euro pagano il 63,39% dell’Irpef italiana. Una minoranza di “ricchi”, e fedeli al Fisco, che paga sanità e welfare per tutti gli altri ed è stata fin qui esclusa da ogni forma di agevolazione.
Ora si discute di «ceto medio», e della possibilità di limare un po’ l’aliquota delle fasce centrali di reddito se il concordato preventivo offrirà risorse un po’ più generose rispetto alle previsioni che dominano la vigilia. Ma, se andrà bene, si tratterà comunque di un palliativo, in un Paese di “poveri ufficiali” che dal 2008 al 2022 ha visto crescere solo del 25% il gettito dell’Irpef mentre la spesa per il welfare è più che raddoppiata.
Il Sole 24 Ore
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