Anno: XXVI - Numero 31    
Giovedì 13 Febbraio 2025 ore 13:40
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Lo Stato fabbrica di clandestini

Per colpa, soprattutto, di un mare di burocrazia. Sono pochissimi - l’anno scorso meno di un decimo - gli stranieri che riescono a usufruire appieno del farraginoso meccanismo di immigrazione legale.

Lo Stato fabbrica di clandestini

Il decreto flussi più che far entrare migranti legalmente, rischia di generare illegalità. Per colpa, soprattutto, di un mare di burocrazia. Sono pochissimi – l’anno scorso meno di un decimo – gli stranieri che riescono a usufruire appieno del farraginoso meccanismo che dovrebbe consentire agli imprenditori che cercano manodopera di trovarla. E a chi vuole lasciare il suo Paese per motivi economici di farlo senza mettersi in mano agli scafisti.

Secondo i dati dei ministeri competenti, raccolti dalla campagna Ero straniero – alimentata da varie associazioni, tra cui A Buon diritto, la Federazione delle chiese evangeliche, l’Asgi e ActionAid – nel 2024 solo il 7,8% dei migranti che secondo il decreto potevano entrare legalmente in Italia è riuscito ed avere il permesso di soggiorno e un lavoro stabile. Tradotto in cifre: 9.331 persone su un totale di 119.890 aventi diritto. Nel 2023 era andata meglio solo in apparenza, perché solo il 13% degli aventi diritto – 16.188 persone su 127.707 – è riuscito a rivolgersi alle prefetture. A un anno dai click day, però, i permessi effettivamente concessi sono stati 9.528, con un tasso di successo della procedura rispetto alle quote che si abbassa al 7,5%.

Cosa vuol dire questo? Che tutti gli altri migranti che sono riusciti ad arrivare in Italia con il decreto flussi, non avendo ottenuto il permesso di soggiorno nei tempi stabiliti non hanno più le carte in regola per vivere nel nostro Paese. Nonostante abbiano lavorato, nonostante magari abbiano la possibilità di lavorare ancora.

Se guardiamo alla fase precedente, cioè a quella che consente ai migranti l’ingresso temporaneo nel Paese, la situazione non migliora. Nel 2024, infatti, i visti rilasciati sono 24.151, pari al 28,9% dei nulla osta al lavoro concessi, che erano invece 83.570, già di molto inferiori alla quota di migranti da far entrare stabilita nel decreto, riportata pocanzi. Per i flussi legati ai click day di dicembre 2023, invece, dopo un anno dalla misura, sono stati rilasciati 37.790 visti, pari al 50,8% dei nulla osta concessi, che sono 74.445. Anche in questo caso una cifra inferiore rispetto alla quota stabilita.

Questi numeri raccontano di un meccanismo assolutamente lacunoso. Che non produce diritti, né occupazione. Almeno non occupazione legale. “L’unico strumento che esiste oggi in italia per permettere l’ingresso regolare dei lavoratori, in realtà, produce drammaticamente irregolarità”, dice ad Huffpost Giulia Gori, portavoce di Ero Straniero, tra le relatrici del report diffuso oggi.

Ma perché il decreto flussi diventa inefficace? “In tutte le tappe di questa lunga e tortuosa procedura assistiamo a una perdita di domande”, ci risponde Gori, alludendo al fatto che materialmente gli uffici non danno seguito a tutte le richieste che arrivano dai datori di lavoro e, quindi, dagli stranieri che vorrebbero venire a lavorare in Italia.

I problemi di questo meccanismo sono due: “Le quote previste dal decreto (nel caso di quello attuale mezzo milione tra il 2023 e il 2025, ndr) non sono inventate, rispondono al fabbisogno di forza lavoro da parte degli imprenditori. Sono concertate con le forze economiche. Se solo una piccola parte di queste riesce a ottenere il permesso di soggiorno è un problema”. C’è un tema economico e uno sociale e umanitario. “Il fatto che così poche persone riescano ad avere le carte in regola è problematico anche in termini di diritti, perché queste persone rimangono sul territorio prive di diritti, di garanzie e quindi ricattabili e precarie”, spiega ancora la relatrice del report.

Intorno al decreto flussi si era creata una polemica l’anno scorso perché la premier, Giorgia Meloni, era andata personalmente dal procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, per denunciare alcune irregolarità. Risultava, infatti, che alcune imprese avevano chiesto manodopera che non serviva e l’ipotesi era che dietro ci fosse un traffico di migranti che si aggrappava a un percorso legale. Ciò ha portato a cambiare, di nuovo, le regole: “Nell’ultimo anno è stato registrato anche un calo materiale delle domande di manodopera da parte delle imprese – prosegue Gori – il governo l’ha rivendicato il calo sostenendo che con i nuovi obblighi introdotti sono state smascherate le truffe. E, invece, pochi giorni fa c’è stata una diatriba tra Ispettorato del lavoro e Viminale, perché è emerso che sulle domande presentate non c’è stato alcun controllo preventivo. Quindi il crollo di domande a monte non è frutto di un controllo, ma è stato causato da una procedura molto laboriosa, che ha dissuaso molti datori di lavoro”. Risultato? Aziende senza lavoratori e lavoratori senza diritti.

di Federica Olivo su Huffpost

 

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