Oltre il 60% dei tirocini si trasforma in opportunità
I tirocini attivati nel 2019 dai Consulenti del Lavoro delegati si sono trasformati entro i 6 mesi dalla conclusione in un rapporto di lavoro nel 64,1% dei casi. Un risultato incoraggiante considerando il lockdown iniziato a marzo 2020
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Nel 2019 si conferma il trend, a livello europeo, che vede il tirocinio come lo strumento privilegiato per l’accesso dei giovani al mercato del lavoro, e quelli promossi dalla Fondazione Consulenti per il Lavoro, l’agenzia per il lavoro del Consiglio Nazionale dell’Ordine autorizzata dal Ministero del Lavoro, si confermano il maggior numero a livello nazionale (oltre 128 mila) e con una percentuale di trasformazione in opportunità lavorativa (entro i 6 mesi dalla conclusione del tirocinio) nel 64,1% dei casi. È il dato che emerge dall’indagine, condotta dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dal titolo “I tirocini di Fondazione Lavoro e l’inserimento occupazionale”, presentata oggi in occasione dell’anteprima del Festival del Lavoro, che per il quarto anno consecutivo monitora l’andamento di questo periodo-ponte tra formazione e professione per i giovani. Il numero di tirocini in Italia risulta in crescita negli ultimi sette anni. Si è passati dai 195.698 tirocini extracurriculari attivati nel 2013 ai 344.853 del 2019. In tale scenario ad aumentare è anche il numero di tirocini il cui ente promotore è stato Fondazione Lavoro: il volume di tirocini si è triplicato nel giro degli stessi sette anni, passando dai 9.668 tirocini attivati nel 2013 ai 29.439 del 2019. Se osserviamo l’incidenza dei tirocini di Fondazione Lavoro sul totale nazionale, notiamo, in particolare, che i Consulenti del Lavoro nel 2013 gestivano il 4,9% dei tirocini, mentre nel 2019 il loro contributo è arrivato all’8,5% del totale. L’indagine evidenzia che ad incidere sulle opportunità lavorative è il settore in cui si è svolto il tirocinio: tra il 2014 e il 2019, hanno avuto maggior successo occupazionale i tirocini realizzati nel settore industriale (65,7%) e nel settore dell’istruzione e della sanità privata (63,8%). Sopra la media di inserimento del 61,8% troviamo anche il commercio (61,9%) e il vasto settore dei servizi (trasporti, comunicazioni, attività finanziarie ed altri servizi alle imprese) con il 62,6%. Nello stesso periodo, la dinamica della domanda di lavoro varia molto fra Nord e Sud del Paese, determinando tassi di inserimenti diversificati a livello territoriale. Infatti, se a livello nazionale le percentuali di inserimento post tirocinio sono molto inferiori alla media nazionale nelle regioni del Mezzogiorno, quelli registrati dai tirocini di Fondazione Lavoro sono comunque incoraggianti. Il Molise con il 51,1% fa registrare un tasso di inserimento inferiore di circa 11 punti percentuali rispetto alla media nazionale (61,8%) e di oltre 17 punti percentuali rispetto alla regione più virtuosa (la Toscana, con il 67,5%). Difficoltà di inserimento occupazionale si registrano anche nelle due isole maggiori e in Calabria e Campania. Le regioni che, oltre alla Toscana, hanno percentuali di inserimento superiori al 65% sono il Veneto (67,4%), le Marche (67%) e l’Emilia-Romagna (66,2%). Sempre nel periodo 2014-2019, analizzando il sottoinsieme di coloro che hanno avuto un rapporto di lavoro post tirocinio, la popolazione di riferimento (il 100% del totale) diventa di 79.344 unità. Si tratta dei tirocini conclusi negli ultimi 6 anni che hanno prodotto un’opportunità occupazionale entro sei mesi dal termine. Nel 55% dei casi i tirocini si sono trasformati in un rapporto di lavoro a carattere permanente (il 18,2% a tempo indeterminato e il 36,8% in apprendistato). Nel 39,2%, invece, il tirocinio ha avuto come primo esito occupazionale un contratto a termine. “Alla luce di questa serie storica di valori, i dati del 2019 – ha dichiarato Vincenzo Silvestri, Presidente della Fondazione Consulenti per il Lavoro – sono particolarmente interessanti in quanto, molti dei ragazzi che hanno terminato il loro tirocinio entro la fine del 2019 si sono ritrovati a dover trovare una propria collocazione stabile nel 2020, anno in cui è scoppiata la pandemia da Covid-19 tuttora in corso che certamente ha rappresentato una battuta d’arresto. Questo straordinario risultato non può che rappresentare per noi uno sprone per il lavoro quotidiano svolto per la promozione del tirocinio e per potenziare le politiche attive di cui il Paese, specie in questo particolare momento, ha bisogno”.
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