Parte la petizione per la dignità delle professioni ordinistiche
Non sono piaciute le misure economiche messe a punto per le professioni ordinistiche e contenute all'interno del Decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (c.d. #CuraItalia)
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Misure ritenute inconsistenti se non addirittura inesistenti da molte professioni ordinistiche che hanno contestato il loro mancato inserimento all’interno del Titolo II del #CuraItalia che prevede unicamente l’istituzione di un fondo da 300 milioni di euro (da distribuire su una platea di oltre 2 milioni di professionisti) definito “Fondo per il reddito di ultima istanza” ovvero per i lavoratori che vengono dopo tutti gli altri, praticamente lavoratori di serie B.
Pur volendo evitare ogni polemica e ricordando che l’ultimo decreto pubblicato in Gazzetta, il DPCM 22 Marzo 2020, ha riconosciuto l’essenzialità delle attività relative agli “studi di architettura e d’ingegneria; collaudi ed analisi tecniche” (il che lascerebbe presupporre una presa di coscienza della loro importanza strategica), riceviamo e pubblichiamo la petizione promossa online affinché sia riconosciuta “pari dignità” ad architetti e ingegneri, e in generale a tutte le professioni ordinistiche, rispetto agli altri lavoratori.
La petizione chiede misure straordinarie al Governo in sinergia con la relativa cassa di previdenza di architetti e ingegneri (Inarcassa) e con il coordinamento di Adepp (l’Associazione degli enti previdenziali privati).
In particolare viene chiesto al Governo:
- di estendere il sostegno reddituale di 600 euro a tutti i lavoratori autonomi, compresi i liberi professionisti iscritti agli Enti di previdenza privati, con la possibilità di anticipazione da parte dell’Ente Previdenziale di tali somme previo restituzione in seguito dallo Stato, così come previsto per il contributo di maternità;
- di derogare, provvedendo se necessario alle relative modifiche regolamentari degli enti di previdenza privati;
In particolare viene chiesto al Governo:
- di estendere il sostegno reddituale di 600 euro a tutti i lavoratori autonomi, compresi i liberi professionisti iscritti agli Enti di previdenza privati, con la possibilità di anticipazione da parte dell’Ente Previdenziale di tali somme previo restituzione in seguito dallo Stato, così come previsto per il contributo di maternità;
- di derogare, provvedendo se necessario alle relative modifiche regolamentari degli enti di previdenza privati;
- di sbloccate le risorse da impiegare a scopo assistenziale per le Casse privatizzate attraverso un provvedimento di defiscalizzazione dei rendimenti patrimoniali delle Casse medesime, assoggettate oggi al sistema di doppia tassazione Ett, secondo un modello quasi unico in Europa;
- di attuare una defiscalizzazione del reddito per chi è in regime ordinario ed una ulteriore defiscalizzazione del reddito del professionista iscritto al regime forfettario, per un tempo da definire in base al perdurare dell’emergenza;
- di prevedere un credito d’imposta a favore dei liberi professionisti in percentuale sulle spese sostenute per canoni di locazioni di immobili impiegati come studi professionali nei quali risulta sospesa l’attività;
- di sbloccare i crediti che i professionisti hanno maturato nei confronti delle PA, nei tempi previsti dalla Legge 37/2019 cosiddetta “Legge Europea 2018” in applicazione della Direttiva Europea 2011/7/Ue, come già sollecitato dalla Commissione Europea nella sentenza pronunciata il 28 gennaio 2020 nei confronti dell’Italia (Direttiva lotta contro i ritardi di pagamento) affinché si rispettino effettivamente termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni di calendario, stabiliti dalla direttiva;
- di eliminare la ritenuta d’acconto, oramai resa obsoleta dalla fatturazione elettronica;
- di incentivare il lavoro agile (c.d. Smart working) attraverso voucher che consentano l’acquisto di software, hardware, l’accesso alle reti digitali, al fine di poter riorganizzare il lavoro e conciliarlo con la cura della famiglia.
Vengono fatte anche delle richieste ad Inarcassa in primis per verificare la possibilità di una deroga al contributo minimo a tutti gli iscritti per il 2020, rendendo il versamento contributivo soggettivo ed integrativo annuale proporzionale all’effettivo reddito percepito. Misura che porterebbe due ulteriori benefici, compatibilmente alle risorse impiegabili:
- il riconoscimento dell’intera anzianità contributiva utile alla pensione a prescindere da quanto versato per l’annualità interessata;
- il riconoscimento di una contribuzione figurativa fino al raggiungimento della contribuzione minima piena in caso di versamento inferiore.
Infine, ad Adepp viene chiesto di prevedere un progetto di costituzione di un Fondo Intercasse finanziato proporzionalmente agli iscritti dagli stessi Enti di previdenza privati, attraverso una voce di bilancio specifica, il cui scopo sia l’assistenza dei liberi professionisti ordinistici tutti, in un’ottica di scala economica e sociale maggiore e di universalità dell’assistenza, per non avere disparità di trattamento tra i liberi professionisti, oggi frazionati da una moltitudine di provvedimenti assistenziali diversi.
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