Patto salute, la nuova bozza rivoluziona le cure territoriali
Fa discutere la nuova bozza del patto per la salute stato-regioni presentata nei giorni scorsi
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Il primo dei 19 articoli subordina gli incrementi del Fondo sanitario nazionale (2 miliardi nel 2020 e 1,5 nel 2021, a partire dai 114,4 miliardi di quest’anno) alla possibile stangata che verrà da Bruxelles per rimettere i conti a posto in Italia. Restano immutate le buone intenzioni: abolizione del superticket da 10 euro a ricetta, nuovo ticket commisurato al reddito Isee e al costo della prestazione, scommessa sui fondi extra-Ssn ma solo se davvero integrativi, un’assistenza territoriale dove il medico di famiglia in rete sarà chiamato a coordinarsi con medici ospedalieri “prestati” a strutture che erogano day e week surgery a bassa intensità, sotto forma di ospedali virtuali territoriali, o sono coordinate da infermieri, come gli ospedali di comunità. E ancora: nuove norme per consentire l’assunzione di medici non specialisti nelle strutture pubbliche e abbassamento del deficit dal 5 al 3% perché una regione sia commissariabile. Le regioni, chiamate ad approvare la bozza in Conferenza, non mandano giù che l’aumento nella dotazione del Fondo sia messo in forse da “obiettivi di finanza pubblica” e”quadro macroeconomico”: l’assessore salute laziale Alessio D’Amato ricorda che «alle giunte occorre avere un quadro certo dei finanziamenti, il testo proposto dal ministero apre la strada al taglio del Fondo sanitario nazionale». Il ministro della salute Giulia Grillo rassicura: «Per i tagli alla sanità dovranno passare sul mio corpo». Vediamo alcuni articoli da vicino. Medici di famiglia e continuità assistenziale, organizzati in aggregazioni funzionali ed Unità di cure primarie, coordineranno la presa in carico anche con medici dipendenti di reparti specialistici, che si prevede di dislocare in ospedali virtuali territoriali e di comunità, dotati di servizi di telemedicina, operativi pure per pazienti urgenti a minor complessità e cronici instabili. Entro 12 mesi dall’avvio del Patto ogni regione presenterà il suo piano di riordino delle cure territoriali. Ma come si diventerà convenzionati o dipendenti? Per i medici di famiglia è prevista l’armonizzazione dei contenuti dei corsi di formazione regionali entro autunno; per gli ospedalieri -articolo 5 sulle risorse umane- è previsto l’impiego a partire da quando sono specializzandi; in linea con gli emendamenti al decreto legge Calabria, saranno assunti con contratto di formazione lavoro finanziato dalla Regione a un certo punto del percorso della scuola, e avranno compiti in linea con le competenze, certificate a loro volta da Ateneo e direttore della struttura dell’ospedale pubblico che li impiegherà addestrerà. All’articolo 11 si affronta il riordino dei fondi integrativi: sono un costo per lo stato ma se offrissero prestazioni di long term care, di contrasto alle malattie degenerative, odontoiatriche, di copertura della compartecipazione versata dal cittadino, vedranno ampliare le loro possibilità. In attesa del Piano nazionale ricerca 2020-2022, sì a ricerche finanziate dalle regioni pescando dal fondo sanitario. Revisione del piano di governance della spesa farmaceutica con riguardo ai dispositivi medici e ai farmaci innovativi; investimenti in app per sveltire l’iter del cittadino; sorveglianza dell’erogazione dei Lea; grande tavolo per l’Health Technology Assessment con ministero Economia Aifa Agenas Iss, completano il quadro.
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