Pensioni medici, la Manovra le penalizza. Ecco quali sono le ricadute
Quest’anno i medici ospedalieri sono andati in pensione con quota 103, cioè a minimo 62 anni di età e 41 di contributi. Dal 2024 verrà sostituita con quota 104: almeno 63 anni d’età
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Anaao Assomed esprime “forte preoccupazione e sdegno” per la norma di adeguamento al ribasso delle aliquote di rendimento delle gestioni previdenziali dei medici e dirigenti sanitari previste nella bozza di legge Finanziaria per il 2024. Stiamo parlando della previdenza Inps del medico dipendente. Quest’anno i medici ospedalieri sono andati in pensione con quota 103, cioè a minimo 62 anni di età e 41 di contributi, fruendo di due finestre, una ogni 6 mesi (nel privato una ogni 3 mesi). Dal 2024 quota 103 verrà sostituita con quota 104: almeno 63 anni d’età e 41 di contributi. Ma c’è di più e di peggio, al momento. E cioè: la quota di pensione calcolata con il criterio retributivo, più vantaggioso, per i contributi versati prima del 1996 verrà ridotta e sostituita con quote crescenti di calcolo contributivo quanto più cresce la distanza tra età del lavoratore ed età della pensione di vecchiaia, ovvero 67 anni. Non basta. La distanza tra le «finestre» da sfruttare per mettersi in pensione aumenta a 9 mesi per il pubblico (di norma ce ne sarà solo una in un anno) e a 6 per il privato.
Gli esperti di Anaao Assomed sono andati a leggere le entità delle penalizzazioni per chi va via a 66, 65, 64 e 63 anni e hanno concluso che “la quota retributiva della pensione, quella riguardante i contributi versati prima del 1996, subisce un gravissimo ridimensionamento, di fatto sottraendo migliaia di euro annui al futuro assegno previdenziale dei camici bianchi”. Del che, “la perdita che questa disposizione causerebbe alle pensioni, è stimabile tra il 5% fino al 25% di tutto l’assegno pensionistico, a seconda degli anni di contribuzione pre-96. Fino a un quarto di pensione!” «Un attacco così feroce alle pensioni non ha precedenti nella storia di questo Paese –recita il comunicato del sindacato medico guidato da Pierino Di Silverio – tra l’altro commesso contro il personale sanitario, già martoriato prima da una devastante pandemia e poi dalla dilagante crisi del pubblico impiego. Il vergognoso cambio di regole in corso, promosso contro servitori dello Stato, mina il reciproco rapporto di fiducia, favorendo ancor di più la fuga dal SSN verso lidi più floridi come il privato o l’estero. È come se Stato e lavoratori giocassero a dama e lo Stato improvvisamente decidesse, unilateralmente e senza condividere la scelta, di rimuovere dalla scacchiera tre pedine dei lavoratori». Per Anaao Assomed, la norma «ovviamente, si ripercuoterà sulle piante organiche del SSN, svuotandole ancor di più per la fuga fino alla fine di quest’anno di chi ha già maturato il diritto a pensione, in un momento già reso drammatico da una gravissima carenza di specialisti a causa della suicida e irresponsabile errata programmazione dei contratti di formazione, perpetrata per oltre un decennio».
Si dirà che sono in arrivo per il triennio 2022-24 degli aumenti sul contratto della dirigenza medica, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha fatto mettere sul piatto 2 miliardi. Ma non basteranno certo, sottolinea Anaao Assomed. «Se da una parte lo Stato dà (poco), dall’altra toglie (tanto) ai medici e dirigenti sanitari». Per di più, «chi ha riscattato la laurea ante-96 pagando decine di migliaia di euro per accrescere economicamente la propria pensione contando sulle regole attuali, si ritroverà con un pugno di mosche. Che lo Stato si prepari a un contenzioso-monstre». Come se non bastasse, «nella manovra è presente anche un anticipo di due anni dell’adeguamento della speranza di vita, che innalzerà inevitabilmente i requisiti per poter andare in pensione a partire dal 2025. Oltre a questo, la rivalutazione delle pensioni in essere non seguirà l’andamento inflattivo ma sarà notevolmente ridotta: anche questo significa cambiare unilateralmente le regole del patto tra Stato e lavoratori. Infine, l’ultima mazzata: per i lavoratori che fanno parte del contributivo puro e dunque non hanno contributi ante-1996, viene rivista al rialzo la soglia economica per accedere alla pensione anticipata contributiva (che permette di andare in pensione 3 anni prima rispetto all’età prevista per la vecchiaia): sarà necessario un assegno pensionistico di almeno 1.661 euro (prima era 1409 euro)».
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