Pensioni si cambia, salve tutte quelle di vecchiaia
Non penalizzato chi matura requisiti nel 2023. L'impegno c'è, la soluzione ancora no.
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Anche perché le risorse sono poche, pochissime. E i margini, anche per il futuro, incerti visto che ancora non sono state definite le nuove regole del Patto di Stabilità. Giorgia Meloni si confronta per più di tre ore a Palazzo Chigi con i sindacati – dopo che era slittata la convocazione di venerdì scorso quando Cgil e Uil erano impegnate nello sciopero al Nord – e assicura che il governo è pronto a rivedere la stretta sulle pensioni dei dipendenti pubblici. Non saranno toccati gli assegni di vecchiaia. Per tutti, non solo per i medici, l’unica certezza al tavolo, da cui i sindacati escono divisi e scontenti.
Se la Cisl di Luigi Sbarra apprezza lo sforzo del governo, e l’apertura di dialogo, Cgil e Uil confermano la mobilitazione (venerdì prossimo nelle regioni del Sud) perché “il governo non cambia la manovra, che resta sbagliata” va all’attacco Maurizio Landini, e si dimostra ancora una volta “insensibile alle piazze”, gli fa eco Pierpaolo Bombardieri.
Bombardieri, peraltro, si presenta a Palazzo Chigi con un modellino di Frecciarossa “a batterie”: un regalo “per Salvini e Lollobrigida”, ironizza il leader Uil in radio e sui social, con tanto di foto dell’omaggio. “Più ci precettano più le piazze si riempiono” il messaggio che affidano alla premier, visto che i due ministri “se ne sono andati via prima”. Racconta ancora Bombardieri che “è stata al gioco” la premier, incerta se portare il dono ai due ministri o “alla figlia”.
La riunione, in effetti, impegna tutta la mattinata. E Salvini deve presentare la sua manifestazione del 3 dicembre con gli altri partiti di Identità e democrazia, oltre ad avere diversi altri impegni in agenda. Ma trova il tempo per sottolineare la sua soddisfazione per le risorse che la manovra destina alle Infrastrutture, comprese quelle per un nuovo Piano casa, più volte annunciato ma che ancora deve essere dettagliato. Al tavolo si parla a lungo della revisione del Pnrr (l’Italia incassa poi, nel pomeriggio, anche l’ok alla quarta rata), i ministri intervengono tutti e rifanno il quadro della manovra ma, dopo due ore di confronto, ancora non si parla di pensioni.
I sindacati tutti, però, chiedono lo stralcio della norma (così come le opposizioni in Parlamento). Eliminarla non si può, costa troppo, il ragionamento che porta avanti l’esecutivo, che apre però alle modifiche. Non solo tutelando chi raggiunge i requisiti di vecchiaia – medici e le altre categorie di dipendenti pubblici coinvolti – ma anche, dice Meloni, “garantendo che non ci sia nessuna penalizzazione per chi raggiunge al 31.12.2023 i requisiti attualmente previsti”.
Nessuno entra però nei dettagli, ancora tutti da definire. Ma Meloni assicura che per il comparto sanità (i camici bianchi per ora mantengono lo sciopero del 5 dicembre) si sta cercando di andare oltre, studiando “un ulteriore meccanismo di tutela in modo da ridurre la penalizzazione all’approssimarsi all’età della pensione di vecchiaia”.
“Correggere e risolvere” è l’impegno. Ma di qui alla presentazione del maxi emendamento alla manovra ancora un po’ di tempo c’è, anche se il tentativo sarà di chiudere in tempo per la conferenza stampa della premier di fine anno, fissata il 21 dicembre. Prima va definito il pacchetto di modifiche al decreto anticipi, atteso fino a tarda sera in Senato tra le proteste delle opposizioni. Anche perché alcune delle proposte di governo e relatori “sono onerose”, mentre l’impegno era di concentrarsi sugli emendamenti ordinamentali. Si rispetti il Parlamento e si approvino emendamenti dei senatori come sul bonus psicologo (5 milioni in più), la richiesta delle minoranze. Nel pacchetto dovrebbero rientrare anche alcune misure andate perse in passati decreti (come il proroghe) o nella stessa manovra, come le nuove norme per le donazioni, care in particolare a Fi
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