Professionisti: arriva la disoccupazione?
Le previsioni di legge del il Jobs act dei lavoratori autonomi sono ancora rimaste sulla carta
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Che fine ha fatto la tutela previdenziale per i professionisti? Una legge del 2017, chiamata “il Jobs act dei lavoratori autonomi” aveva previsto l’introduzione di nuove garanzie in caso di malattia, infortunio e maternità ed aveva anche individuato misure di sostegno per l’ingresso e il reinserimento nel mercato del lavoro; ma finora non è stata esercitata nessuna delle quattro deleghe conferite al Governo per adottare i decreti legislativi per la loro attuazione. Così le previsioni di legge sono ancora rimaste sulla carta: dall’ampliamento dei requisiti utili alla fruizione delle prestazioni di maternità, all’estensione dell’indennità di malattia agli iscritti alla gestione separata Inps, fino alla previsione delle prestazioni erogabili dalle Casse di previdenza professionali (previe apposite contribuzioni) a tutela del professionista nei casi di riduzione del reddito dovuta a gravi patologie e ad altri fenomeni imprevedibili. Ora, però, per rimediare a questa carenza che lascia privo di sostegno e tutele il settore che forse ne avrebbe più bisogno, nasce un’iniziativa promossa dagli stessi interessati: Confprofessioni, la principale organizzazione di rappresentanza dei liberi professionisti italiani, annuncia oggi, per bocca del suo presidente Gaetano Stella, intervistato da Il Sole 24 Ore, la presentazione di un disegno di legge che punta a introdurre ammortizzatori sociali per il calo del reddito. Stella si dichiara stanco «di promesse disattese e di tavoli mai convocati», riferendosi appunto ai tavoli tecnici di confronto permanente sul lavoro autonomo istituiti presso il ministero del Lavoro, che avrebbero dovuto definire i progetti attuativi delle tutele. Così ha deciso di intraprendere un’iniziativa autonoma, predisponendo un disegno di legge che sarà presentato al Cnel, dove esiste la Consulta sul lavoro autonomo che comprende sia le professioni ordinistiche che quelle non regolamentate. Questo provvedimento – annuncia il presidente di Confprofessioni – riguarderà «le tutele più urgenti da attivare», che individua così: «Occorre garantire subito a tutte le professioniste, comprese quelle iscritte alla gestione separata Inps, indennità di maternità adeguate. Poi è ora di disegnare ammortizzatori sociali in caso di calo dei redditi anche per i professionisti». Stella spiega che l’ipotesi è quella di garantire al professionista «un sostegno in caso di un calo significativo del reddito, ad esempio intorno al 30%, da documentare». Tuttavia – precisa – «La misura non deve avere un carattere solo assistenziale: parte del sostegno è pensato come politica attiva del lavoro, per finanziare la formazione e la riconversione del professionista in difficoltà verso nuove attività». Inoltre – prosegue – anche sul fronte del welfare per gli autonomi «Occorre spingere sull’assistenza sanitaria integrativa per questo mondo che ormai comprende oltre 1,4 milioni di lavoratori. A differenza dei lavoratori dipendenti, per noi ancora non esistono incentivi fiscali in grado di promuovere davvero le coperture previdenziali e assicurative integrative». Il tema – avverte il presidente di Confprofessioni – «è sempre più urgente: non solo l’Istat ci segnala un calo di oltre 41mila unità ma anche dal nostro osservatorio cogliamo segnali preoccupanti. La libera professione non rappresenta più uno sbocco lavorativo interessante: aumenta il numero delle professioni ma i redditi sono in calo, il mercato è sempre più globalizzato e, appunto, le tutele sono quasi assenti. C’è anche un altro importante aspetto rimasto inattuato: il Jobs act degli autonomi voleva anche promuovere forme di collaborazione tra i liberi professionisti e la Pubblica Amministrazione e gli Enti pubblici, affidando loro compiti, come la certificazione o l’autenticazione di determinati atti, che il settore pubblico per varie cause – a partire dalla carenza di personale – non è in grado di svolgere: medici, avvocati, ingegneri potrebbero fornire un valido supporto ad ospedali, tribunali e uffici tecnici, a condizione però – sottolinea Stella – «che siano remunerati con compensi equi».
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