Reddito di inclusione, detassazione e formazione: tutte le novità del dl Lavoro
Intervista al viceministro del Lavoro Maria Teresa Bellucci che spiega la nuova prospettiva del mercato del lavoro nel dl approvato in Senato
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Via libera del Senato al dl Lavoro: ecco come cambia la prospettiva e la visione del mercato con le nuove misure del governo tra reddito di inclusione, detassazione e formazione. Abbiamo intervistato il viceministro del Lavoro, Maria Teresa Bellucci.
Quali sono le novità principali del dl lavoro?
“Con il dl lavoro noi superiamo il Reddito di cittadinanza e andiamo a varare due strumenti, uno di contrasto alla povertà e di aiuto ai più fragili, ai familiari e ai poveri, e dall’altra inseriamo un supporto alla formazione al lavoro. Si tratta di due strumenti che riteniamo possano essere efficaci, che introducono anche dei criteri adeguati per andare a intercettare le persone che devono ricevere questi aiuti. Quindi, nel caso dell’assegno di inclusione, sono ovviamente nuclei poveri, che hanno un ISEE sotto i 9.360 euro oppure 6.000 euro di proventi dall’attività lavorativa, quindi di reddito, e che sono in condizioni di fragilità, quindi nuclei familiari con minori e nuclei familiari con persone disabili, nuclei familiari con persone over 60 ma anche familiari che hanno persone in grave stato di disagio in cura ai servizi socio-sanitari. Questo passaggio attraverso il Senato crediamo che possa allontanare il più possibile quell’utilizzo non giusto degli aiuti che provengono dallo Stato, e quindi anche andare ad allontanare eventuali opportunismi che ci sono stati in questi anni, garantendo degli aiuti significativi. In questo modo riconosciamo maggiormente aiuti economici alle famiglie che hanno più figli e anche alla platea di persone che sono in uno stato di disabilità. Quindi siamo molto soddisfatti del passaggio che c’è stato sia in Presidenza del consiglio ma poi anche al Senato. Un altro aspetto importante è l’affitto, per il quale l’aiuto arriva fino a 3.360 euro.”
Le modifiche all’assegno di inclusione riusciranno a ridurre la fetta di percettori?
“Con il dl Lavoro introduciamo il supporto per la formazione al lavoro, quindi tutti coloro i quali hanno tra i 18 e 59 anni, e non hanno quelle fragilità particolari che citavo prima, ma sono in stato di povertà, riceveranno un aiuto condizionato dalla partecipazione a percorsi di formazione con lavori di utilità collettiva. Lavori che verranno promossi dagli enti locali che dagli enti del terzo settore, e riceveranno un supporto economico di €350 per 12 mesi, facendo dal primo settembre una domanda che viene inoltrata all’INPS. Cambia il nostro approccio, perché le offerte di lavoro laddove vengono proposte devono essere tutte accettate, e quindi dalla prima, perché l’obiettivo delle misure, anche di aiuto di carattere economico, è quello giungere all’inclusione della persona, sia sociale che lavorativa, cioè di rendere quella persona poi capace di poter autodeterminarsi, cioè di poter gestire la propria vita. Questo rende anche ottimizzabile l’utilizzo dei trasferimenti economici, perché è ovvio che se i trasferimenti economici non vengono utilizzati per attivare le persone, per poi includerle nella società, i soldi finiranno e le persone ritorneranno a essere povere. Questo crediamo che fosse anche uno dei problemi gravi del reddito di cittadinanza.”
Come replica a Schlein che vi accusa di aumentare la povertà e di dimenticare i più fragili?
“Guardi, questo è un mantra che l’opposizione e il Pd propongono continuamente ma senza avere motivazioni concrete. Le faccio subito un esempio, che è oggettivo: la povertà in questi anni è aumentata da 2,6 milioni a 5,6 milioni, nonostante ci siano stati trasferimenti significativi come quelli del reddito di cittadinanza, pari a 30 miliardi di euro, e nonostante i trasferimenti dello Stato per l’assistenzialismo negli anni siano arrivati da 74 a 144 miliardi. Quindi il problema è come vengono utilizzate le risorse. Tra l’altro, l’Europa ci raccomanda di fare un uso ponderato dei sussidi, perché non devono disincentivare l’attivazione, ma devono invece favorire l’attivazione, per poi rispettare l’equilibrio finanziario. Quindi, rimandiamo al mittente le accuse e riteniamo invece di operare andando a individuare proprio lo stato di maggiore fragilità delle persone: quelle ne mettiamo in protezione anche con più aiuti, includendo un’ampia platea, che è quella che le dicevo prima. Per quanto riguarda le persone che sono in stato di povertà, ma che possono essere attivate, mettiamo a terra tutti quegli strumenti che possono invece sostenere l’attivazione. Ovviamente per chi ha la motivazione di essere incluso dal punto di vista sociale e lavorativo, perché poi l’autodeterminazione di ciascuna persona è il principio cardine, cioè la mia motivazione di voler partecipare alla mia vita.”
Innovativo l’emendamento Paita-Sbrollini sulle donne vittime di violenza, un passo importante verso l’emancipazione economica.
“Ho seguito costantemente questo provvedimento, sia prima che arrivasse in Parlamento che nel passaggio parlamentare. Sono stata presente a tutti gli incontri in Commissione lavoro, affari sociali e salute al Senato e ho ascoltato con grande attenzione contributi, sia della maggioranza che dell’opposizione. E questa attenzione, questo ascolto nel merito rispetto a proposte concrete, che troviamo di buon senso e utili, hanno visto un parere favorevole del governo. Una di queste proposte che riteniamo assolutamente utile è proprio quella delle donne vittime di violenza, che devono essere aiutate e devono essere garantite nella possibilità di diventare indipendenti. Credo che questa sia la buona politica, questo sia un governo che si misura con tutti, sia maggioranza che opposizione, e poi, sulla base di ciò che è giusto introdurre, lo accoglie.”
In che modo le modifiche sui contratti a termine incideranno sul mercato del lavoro?
“Il decreto Dignità aveva proposto una finzione normativa, quello che abbiamo fatto noi è stato intervenire per rendere adeguate le previsioni di contratti a termine, che già esistono per legge in Italia. Riteniamo che sia la crescita a dare stabilità ai contratti, e i dati INPS ce lo dimostrano. Infatti, i contratti stabili crescono e questa è una bella notizia. Crescono perché l’Italia cresce e abbiamo visto che le proiezioni che abbiamo in Rating ci danno in crescita, insieme anche ad Istat e insieme a Bankitalia. Ed emerge che l’Italia è la nazione che cresce di più in Europa più di tutti gli altri, anche della Germania, per esempio, che spessissimo è stata sopra di noi. Noi abbiamo una proiezione di crescita all’1.2, che è assolutamente significativa e fa capire che c’è fiducia nella nostra nazione e fiducia nel governo italiano. Noi crediamo che così si possa dare stabilità di lavoro agli italiani, aumentando la crescita e quindi attraverso questo aumentando i contratti a tempo indeterminato stabili, che fra l’altro vengono incentivati da questo governo perché stiamo garantendo delle decontribuzioni estremamente significative. Per esempio, chi va ad assumere un percettore d’assegno di inclusione ha una dei contribuzione del 100% per 12 mesi. Abbiamo varato anche decontribuzioni per quanto riguarda le donne e anche i giovani, e riteniamo sia un’azione da portare avanti in maniera significativa.”
Com’è la situazione per quando riguarda il lavoro femminile?
“Nell’ultimo trimestre, tra i dati di crescita dell’occupazione che ci sono stati rispetto al passato, hanno molta rilevanza rispetto all’aumento degli ingressi nel mondo del lavoro delle donne. Purtroppo questa è una situazione critica che viviamo in Italia, con una percentuale vicino al 50% di donne che non sono incluse nel mercato del lavoro. Noi lì dobbiamo incentivare per includere, per dare pari opportunità, ma anche perché la crescita della nostra nazione può raggiungersi includendo nel mercato del lavoro donne e giovani. Noi abbiamo agito in ogni occasione possibile e lo continueremo a fare. Questo per noi è l’inizio di una visione, che è quella di poter detassare il lavoro, cioè la del contribuzione perché è soltanto il lavoro che dà forza ai lavoratori anche i datori di lavoro per crescere e poi per far crescere il pil.”
La detassazione sul lavoro notturno e festivo nel turismo potrà essere un volano per un settore così cruciale per il nostro Paese?
“Il settore turistico e della ristorazione sono settori sicuramente strategici in Italia. Abbiamo un problema di carenza di personale, quindi abbiamo ascoltato le richieste. Anche perché si prevede che in Italia ci siano quest’anno 442 milioni di turisti, con un incremento che è pari circa il 12.2% rispetto al 2022. Serve personale, serve incentivare l’avvio a questo tipo di attività. Serve aiutare il i datori di lavoro e per questo abbiamo detassato gli straordinari per i giorni festivi e per il lavoro notturno, dal primo giugno al 21 settembre, in una fase particolarmente importante e significativa per un ambito che in Italia è strategico. L’Italia ha un patrimonio artistico-culturale, una bellezza che certamente è unica al mondo e noi dobbiamo quindi saperla ottimizzare, saperla utilizzare e regolare, con tutti quei processi che possano incentivare il miglior sviluppo del settore turistico e della ristorazione. Siamo quinti in classifica e questo non va bene, perché la bellezza dell’Italia non è quinta a nessuno.”
Secondo lei, quale è il futuro delle politiche del lavoro in Italia?
“Sono fermamente convinta che, oggi, parlare di lavoro significa parlare di formazione, significa parlare di orientamento, significa regolare il mercato del lavoro come non è più stato fatto da oltre10 anni. Noi abbiamo un problema di mismatching, cioè di che cosa di incontro tra le offerte di lavoro e la domanda, quindi quelle professionalità che sono alla ricerca. Questo è un dato drammatico, perché vuol dire che da un lato in Italia c’è una tematica di disoccupazione, ma dall’altra in realtà non ci sono posti. Non è vero che non ci sono posti di lavoro, quelli ci sono, le opportunità di lavoro ci sono, soltanto che non incontrano uomini e donne preparati, che hanno quelle competenze. Questo perché? Perché i mercati del lavoro vanno regolati cercando sempre di verificare quali sono le professionalità che sono necessarie, sia in termini attuali che prospettici, accompagnando i percorsi di formazione per andare a formare i futuri lavoratori. Ovviamente parlo del settore della scuola, secondaria e università. Noi abbiamo un mismatching di percorsi di formazione, che non hanno avuto invece un avvio che fosse proporzionale al cambiamento dei mercati del lavoro. Con l’innovazione tecnologica, l’intelligenza artificiale, quindi la transizione digitale, bisognava essere assolutamente tempestivi e oggi ne paghiamo le conseguenze. Noi dobbiamo oggi puntare su formazione e regolazione. Tra l’altro, mi permetta di dire per per concludere, che quando penso alle città marittime, per esempio, che non riescono a trovare professionalità legate ad attività economiche che sono legate al mare, penso che evidentemente non c’è stata la capacità di poter orientare le nuove generazioni rendendole consapevoli, spiegando quali sono le professionalità necessarie e ricercate. Se noi non informiamo e non accompagniamo questi processi, quelle opportunità rimarranno vuote, come lo sono attualmente.”
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