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Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Reddito di inclusione per le donne comprese nel nuovo programma di protezione dalla violenza

Tra le 15.559 persone che nel 2020 hanno iniziato un percorso personalizzato di uscita dalla violenza, solo il 35,5% era occupato stabilmente

Reddito di inclusione per le donne comprese nel nuovo programma di protezione dalla violenza

Aiutare le donne vittime di violenze a conquistare l’indipendenza economica, ovvero un aiuto concreto per spezzare il vincolo della dipendenza, «un ‘arma in più per difendersi e tornare a vivere»: è l’estensione del reddito di inclusione per tutte le donne che entrano in un programma di protezione dalla violenza che sarà in vigore dal primo gennaio 2024.

Perché ancora oggi il rapporto tra dipendenza economica e violenza è forte, fortissimo nel nostro paese: quasi metà di chi ha avviato un percorso di uscita da una violenza subita infatti non è economicamente autonoma.

La norma, che la ministra del Lavoro Marina Calderone illustra in dettaglio in un messaggio in occasione del 25 novembre, ricordando che «bisogna mettere fine al ricatto economico, in ufficio e tra le mura di casa», è inserita nel decreto lavoro e prevede che i soggetti interessati possano ricevere aiuto per un anno e mezzo rinnovabile e sgravi contributivi per i datori che assumono. Previsto inoltre un contributo per l’affitto di casa e canali privilegiati per l’accesso al lavoro. E i beneficiari potranno sempre costituire nucleo familiare a sé per accedere più facilmente all’assegno.

«La violenza anche economica, la mancata autonomia vi rende più vulnerabili», sottolinea ancora la ministra. E a evidenziare nero su bianco quanto il lavoro e l’occupazione femminile siano un valido argine contro il fenomeno è un ‘indagine dei Consulenti del lavoro su dati Istat da cui emerge che tra le 15.559 persone che nel 2020 hanno iniziato un percorso personalizzato di uscita dalla violenza, solo il 35,5% era occupato stabilmente, mentre il 48,7% risultava non autonomo. La maggioranza delle donne intervistate risultava non avere alcun tipo di occupazione, in quanto ancora in cerca di occupazione (25,2%), casalinga (8,7%), studentessa (5,2%) mentre il 14,4% ha dichiarato di avere un’occupazione saltuaria.

Tra le 30-39enni la quota di donne che, al momento della violenza, era disoccupata era quasi del 30% (29,8%) mentre il 16% lavorava in forma saltuaria. E se si guarda alla frequenza delle violenze, mediamente le donne economicamente dipendenti dichiarano di aver avuto un numero di violenze superiori (il 14,6% più di 4 episodi) rispetto alle donne che hanno un proprio reddito: tra queste ultime il 42,8% afferma di essere stata vittima di 1 o 2 episodi di violenza (contro una percentuale del 34,8% tra le donne senza reddito) e il 9,1% dichiara più di 4 episodi. Similmente, oltre il 60% riferisce di violenze subite per anni, quota che supera il 75% per le casalinghe e il 70% per le pensionate, le ritirate dal lavoro, le lavoratrici in nero. Il dato è comunque al di sopra della media anche per le donne prive di lavoro.

Anche rispetto alla tipologia di violenza, le donne non autonome economicamente sono più frequentemente vittime di violenza fisica (71,8% contro il 63,7% delle donne con reddito), stupro (11,6% contro 6,7%) e soprattutto violenza economica (47,6% contro il 29,5%).

Di contro, tra le donne che lavorano è più frequente lo stalking. Le donne che non hanno autonomia economica presentano inoltre più frequentemente casi di violenza da parte del partner con cui vivono: su 100 episodi segnalati, causati dal convivente, nel 53,6% dei casi la vittima non ha reddito, mentre nel 46,4% è economicamente autonoma. Ad aggravare la situazione economica di queste vittime è anche l’onere di avere dei figli a carico: il 48,3% delle casalinghe e il 41,6% delle lavoratrici in nero ha figli minorenni. Per le occupate, disoccupate e le donne in cerca di prima occupazione, la percentuale è pari rispettivamente a 33,6%, 29,2% e 28,5%.

Per potere accedere al reddito di inclusione, come spetterà appunto a chi rientra nel progrma di protezione, è necessario che il richiedente sia cittadino dell’Unione Europea, Cittadino di Paesi terzi in possesso di permesso di soggiorno nell’Unione Europea, o titolare dello status di protezione internazionale.

Si potrà accedere con un Isee non superiore a 9.360 euro annui e un reddito familiare inferiore a 6.000 euro, moltiplicato per lo specifico parametro della scala di equivalenza.

È esclusa la casa di abitazione dal patrimonio immobiliare, e il resto del patrimonio immobiliare ai fini Isee del nucleo familiare non potrà superare i 30.000 euro.

Il patrimonio mobiliare come definito ai fini Isee dovrà superare invece la soglia di 6.000 euro, che si accresce di 2.000 euro per ciascun componente del nucleo familiare successivo al primo, fino a un massimo di 10.000 euro.

I componenti del nucleo familiare non devono avere intestati o in uso veicoli con cilindrata superiore a 1600 cc o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc immatricolati per la prima volta nei 36 mesi antecedenti, né tantomeno navi e imbarcazioni da diporto nonché aeromobili di ogni genere.

Non si deve infine essere sottoposti a misure cautelari, non si può essere disoccupati in seguito di dimissioni volontarie e non si deve risiedere in strutture a totale carico pubblico.

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