Varie ed eventuali
Di prassi, nella convocazione della riunione di condominio, l’elenco degli argomenti da trattare termina con la voce varie ed eventuali
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II che pone, principalmente, il seguente interrogativo: può l’assemblea deliberare legittimamente su questioni che, nel corso della discussione di questa voce, dovessero emergere? La risposta al quesito è negativa. Secondo gli interpreti, infatti, nell’ambito della voce in questione possono farsi rientrare solo argomenti di secondaria importanza e di scarso rilievo pratico e, comunque, tali da non richiedere una specifica menzione ed una delibera vera e propria. Ciò, in quanto occorre dar modo agli interessati di decidere in anticipo se intervenire o meno alla riunione. Dello stesso parere è anche la Cassazione la quale, in più occasioni, ha osservato che l’avviso di convocazione deve «specificatamente» elencare (pena l’annullabilità della delibera eventualmente assunta) gli argomenti da trattare, «in modo da far comprendere i termini essenziali di essi e consentire agli aventi diritto le conseguenti determinazioni anche relativamente alla partecipazione, diretta o indiretta, alla deliberazione» (cfr., ex multis, Cass. sent. 1511 del 19.2.1997). Un assunto che – a seguito delle modifiche recate dalla legge di riforma della disciplina condominiale (l. n. 220/2012) – troviamo ora codificato nell’art. 66, terzo comma, disp. att. c.c. (laddove è stabilito che l’avviso de quo debba contenere fra l’altro, come abbiamo visto, «specifica indicazione dell’ordine del giorno», in difetto prevedendosi l’impugnabilità ex art. 1137 c.c.) e che conferma quindi – seppur indirettamente – come, sia per il legislatore della riforma sia per la giurisprudenza di legittimità, nell’ambito della voce «varie ed eventuali» si possano esclusivamente prospettare problemi da affrontare, ovvero dare informazioni, comunicazioni e suggerimenti per future assemblee ma non si possano invece, a pena di invalidità della relativa delibera, assumere decisioni.
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