Via libera alla riforma del fisco
Saranno 3 le aliquote, risparmi fino a 260 euro
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Il Consiglio dei ministri italiano ha recentemente varato una serie di decreti legislativi rivoluzionari, portando avanti la tanto attesa riforma del fisco e un taglio significativo dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) per un ammontare complessivo di 4,3 miliardi di euro. Questi decreti, recentemente approvati, affrontano diversi aspetti chiave del sistema fiscale, tra cui l’adempimento collaborativo, il contenzioso tributario, lo statuto dei diritti del contribuente e, soprattutto, una revisione profonda delle imposte sul reddito.
Il primo modulo di riforma dell’Irpef si distingue per l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito e una riduzione del numero di aliquote da quattro a tre. Le nuove aliquote sono del 23% per redditi fino a 28.000 euro, del 25% per redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro e del 43% per redditi superiori a questa soglia. Questa semplificazione si accompagna a un riassetto delle aliquote delle addizionali regionali e comunali e a interventi redistributivi sulle detrazioni.
Secondo il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, questi decreti rappresentano “provvedimenti molto importanti, che contribuiranno a semplificare il sistema fiscale, rendendolo più equo e dinamico”. L’obiettivo principale è quello di garantire un maggiore risparmio fiscale per le fasce di reddito medio-basse, spesso più vulnerabili alle fluttuazioni del quadro economico-finanziario internazionale.
Fonti di Palazzo Chigi annunciano che tutti gli obiettivi prefissati per l’attuazione della delega sono stati rispettati, e si prevede il completamento della “rivoluzione fiscale” entro il 2024. Questa rivoluzione coinvolge complessivamente 25 milioni di contribuenti, con un beneficio medio stimato di 190 euro annui grazie alla riduzione delle aliquote.
L’Ufficio parlamentare di bilancio ha sottolineato che oltre la metà dei benefici complessivi dell’Irpef è destinata ai contribuenti con un reddito superiore a 28.000 euro, nonostante rappresentino solo il 25% della popolazione. Per concentrare i vantaggi sui redditi medio-bassi, il governo ha deciso di limitare il beneficio per i redditi superiori a 50.000 euro.
Il decreto prevede anche l’ampliamento della no tax area, con la soglia per i redditi da lavoro dipendente innalzata a 8.500 euro, allineandola a quella già in vigore per i pensionati. Inoltre, la detrazione per il lavoro dipendente per i redditi fino a 15.000 euro viene aumentata da 1.880 a 1.955 euro.
Va notato che l’intervento sull’Irpef è finanziato solo per il primo anno, nel 2024, e sarà necessario trovare nuove risorse in seguito. Tuttavia, questo rappresenta solo il primo passo di una riforma più ampia che potrebbe, nel corso della legislatura, portare a un sistema a due aliquote e, secondo le dichiarazioni del viceministro Leo, potrebbe persino considerare l’adozione di una flat tax per dipendenti e pensionati.
Il decreto introduce anche misure per incentivare le nuove assunzioni nel 2024, accompagnate dall’abrogazione dell’Ace, agevolazione per gli aumenti di capitali delle imprese.
Tra gli altri decreti approvati, quello sullo statuto del contribuente si distingue per l’introduzione di un contraddittorio preventivo che richiede all’Agenzia delle Entrate di motivare eventuali rifiuti delle osservazioni del contribuente. Inoltre, si prevede un coinvolgimento più attivo dei consulenti del lavoro nella cooperative compliance, un nuovo adempimento collaborativo per le imprese.
In conclusione, la riforma dell’Irpef rappresenta un passo deciso verso la semplificazione e l’equità del sistema fiscale italiano, con un occhio attento alle esigenze delle fasce di reddito più basse. Resta da vedere come queste misure si evolveranno nel tempo e come si integreranno in un contesto più ampio di riforme fiscali.
Cosa si nasconde nella manovra
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