Bari, Foggia e Trani avvocati in stato di agitazione: la protesta dopo l'abolizione del diritto di tribuna
Contestata la decisione del Consiglio giudiziario del Distretto di Bari che li ha esclusi dalle valutazioni sulla professionalità dei magistrati

Protestano contro la delibera approvata il 17 dicembre dai componenti togati del Consiglio giudiziario del Distretto di Bari, che ha eliminato il “diritto di tribuna” ovvero la possibilità per i membri laici (avvocati e rappresentante dell’Università) di prendere parte – senza votare – alle sedute in cui si effettuano valutazioni professionali o disciplinari sui magistrati. Tale diritto era stato sancito dal Consiglio giudiziario barese appena un anno fa, in linea con quanto accadeva in altri organismi territoriali del Csm.
Dopo l’elezione dei nuovi componenti, avvenuta a ottobre, è stata presentata la delibera di modifica del regolamento, contro la quale si sono scagliati duramente i tre avvocati (Gaetano Sassanelli in rappresentanza della classe forense di Bari, Giuseppe Limongelli per Trani e Diego Petroni per Foggia), che hanno rimesso il mandato ai rispettivi Ordini, disertando la seduta del 17, così come ha fatto la professoressa Carmela Ventrella. La delibera, però, aveva i numeri per passare, considerato che il Consiglio è composto da 16 membri, 12 dei quali togati (10 eletti e due di diritto, il presidente della Corte d’appello Franco Cassano e la procuratrice Anna Maria Tosto) e solo quattro laici, la cui assenza è pesata dal punto di vista formale ma non da quello sostanziale.
“Era prevedibile che sarebbe stata approvata, trattandosi di un disegno già definito, sul quale non c’erano margini di discussione – ha commentato il presidente dell’Ordine forense di Bari, Gaetano Stefanì – nonostante la nostra richiesta di una riflessione più approfondita”. A distanza di pochi giorni, le Camere penali di Bari, Trani e Foggia (presiedute da Guglielmo Starace, Stefano Dardes e Giulio Treggiari) hanno manifestato “forte dissenso rispetto a una decisione sintomatica di arretratezza culturale e distonica rispetto ai rapporti da sempre improntati ad un sano confronto e a un dialogo costruttivo tra magistratura e avvocatura del Distretto”.
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