Con 50 euro i telefonini segreti della Batteria di Palazzo Chigi.
8 piattaforme che offrono I numeri di cellulare di Mattarella, Meloni e dei ministri.

La denuncia sul Fatto di Andrea Mavilla, esperto del web. La Polizia postale indaga, mentre l’Autorità nazionale sulla cybersecurity minimizza: “Non ravvisiamo alcun pericolo per la sicurezza nazionale.
Tutti online i telefoni dei vertici dello Stato. Lo rivela Il Fatto Quotidiano spiegando che in rete per soli 50 euro si possono ottenere i contatti personali. “C’è, tanto per iniziare, il numero del cellulare del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – scrive il giornale – E non è quello istituzionale, ma quello che usa per i contatti privati, con gli amici o i familiari”. Stessa cosa per la premier Giorgia Meloni e per ministri come Guido Crosetto e Matteo Piantedosi. “Il punto – prosegue l’articolo – è che non stiamo neanche parlando di dark web, di siti online complicati da raggiungere, di profili da nascondere per accedervi o di chissà quali capacità informatiche per acquisirli. Avviene tutto alla luce del sole”.
A svelare il meccanismo, viene spiegato, è stato l’esperto di informatica Andrea Mavilla e, sulla base delle sue scoperte, adesso ha avviato un’indagine la Polizia postale per verificare la diffusione delle informazioni personali in rete e la liceità del possesso di tali dati.
Chiunque entri in possesso di questi numeri con un minimo di dimestichezza nel campo informatico, fa notare il quotidiano, potrebbe decidere di geolocalizzare il capo dello Stato o il capo del governo, “magari non con precisione millimetrica, ma sufficiente a individuarne gli spostamenti in tempo reale”.
Si tratta dei cosiddetti portali di lead generation, piattaforme online progettate per raccogliere contatti qualificati (lead) interessati a determinati prodotti o servizi, che poi vengono trasmessi o venduti ad aziende che vogliono entrare in contatto con quei potenziali clienti. Si navigano facilmente. Si passa da un’azienda all’altra con una semplice ricerca. Per iscriversi è sufficiente avere una email aziendale ed essere disposti a pagare un abbonamento che si aggira sui 600 euro all’anno. O accedere gratis con poche ricerche a disposizione per un periodo di tempo limitato.
l Fatto ha sinora individuato 8 piattaforme che offrono questo genere di servizio:
A portata di clic ci sono anche 2.125 contatti della Presidenza del Consiglio, 13.822 di dipendenti (ed ex dipendenti) del ministero della Giustizia. Ben 4.871 profili che fanno riferimento al ministero dell’Interno. E poi 11.688 persone impiegate nel ministero della Difesa, oltre a Inps, agenzie governative, regioni, comuni e così via. Per le forze dell’ordine troviamo i profili di 3.805 dipendenti della Polizia di Stato, 6.301 dell’Arma dei carabinieri, 6.018 della Guardia di Finanza.
Andrea Mavilla è un esperto di cybersicurezza, ha lavorato per 13 anni in Apple e da sempre si occupa di sicurezza informatica. Ha provato ad avvisare le autorità competenti dell’esistenza di queste piattaforme, ma ha raccontato di non essere stato preso sul serio: “Per loro è solo una bufala”.
L’Agenzia per la cybersecurity commenta dicendo che “non ravvisiamo alcun pericolo per la sicurezza nazionale … c’è soltanto un signore che ha fatto un commento su Linkedin. Se questo signore ritiene di avere qualcosa da mostrarci, esistono i canali ufficiali per comunicarcelo. E se li utilizzerà, se ci mostrerà qualcosa che mette in pericolo la sicurezza nazionale, sarà ben accetto. Deve esistere un tema di sicurezza nazionale”.
di Huffpost
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