Europa svegliati!
“Cara Europa, svegliati e disegna il tuo futuro”.
In evidenza

Il titolo de La Repubblica a un articolo di Romano Prodi, ex Presidente della Commissione, è, fra i tanti commenti di questi giorni, quello che stimola di più il dibattito di fronte all’iniziativa degli Stati Uniti d’America per la pace in Ucraina che dimostra l’inadeguatezza dell’Unione Europea sul piano mondiale. Ed è una constatazione dolorosa perché il “vecchio Continente”, come a volte lo chiamiamo affettuosamente, rappresenta non solo gran parte della storia del mondo ma una presenza nell’attualità certamente potenziale che richiede una messa a punto. Considerato che L’Europa, con oltre 400 milioni di abitanti, una cultura straordinaria, una tecnologia sviluppata, potrebbe essere interlocutore prezioso a livello mondiale per lo sviluppo e la pace.
In una realtà internazionale che vede colossi come la Cina, l’India, il Brasile, oltre ovviamente gli Stati Uniti d’America e la Federazione russa, i singoli stati europei, ancorché ricchi di storia e di capacità produttiva, sarebbero il classico vaso di coccio in una realtà di vasi di ferro. Questa realtà, che tutti percepiscono, non riesce ad emergere In Europa nella quale continuano ad essere privilegiate posizioni dei singoli stati che certamente andrebbero in qualche modo rese compatibili con le esigenze degli altri ma che, di fatto, rendono l’Unione debole sul piano economico ma prima di tutto sul piano politico.
Una realtà politica tradizionalmente si identifica nella presenza di un governo centrale forte, di una politica estera determinata, di una capacità militare che possa garantire la sicurezza dei confronti da ipotetiche aggressioni esterne. L’idea di una Comunità Europea di Difesa (CED) era nata negli anni 50 per iniziativa di Italia, Francia e Germania di fronte al pericolo dell’aggressione dell’Unione Sovietica che alla fine della Seconda Guerra Mondiale aveva fatto man bassa degli Stati e dell’Europa centrale e balcanica. Iniziativa poi abbandonata proprio dalla Francia nel momento in cui, con la morte di Stalin, sembrò che l’aggressività comunista fosse meno pericolosa. Anche in ragione della presenza della Nato che aveva un ruolo difensivo che si basava molto sulla componente militare degli Stati Uniti d’America che avevano dislocato in varie regioni europee ingenti reparti militari.
Poi l’istituzione del Mercato Comune, della Comunità Europea divenuta Unione in una progressione che avrebbe dovuto dar vita ad un soggetto unico e capace di interloquire con tutti gli altri attori a livello politico ed economico nel mondo. Invece l’Unione europea si è dilettata di piccole politiche economiche, ha mantenuto distinzioni negative sul piano tributario, facendo di alcuni paesi dei paradisi fiscali a danno di altri paesi europei, e non è stata capace di esprimere una forza comune quando c’era bisogno di patrocinare la pace perché non ha una politica estera unica e non ha soprattutto una adeguata forza militare.
Ciò che si è visto nell’aggressione all’Ucraina che doveva essere l’occasione per mostrare la determinazione dei paesi europei a fermare l’aggressività della Federazione russa. Così è stata spesa una rilevante quantità di risorse per armare l’esercito ucraino ma, come evidente dai risultati, in modo inadeguato perché per fermare l’avanzata russa e patrocinare la pace sarebbe stato necessario dispiegare ai confini dell’Ucraina una quantità di materiale bellico capace di impedire all’esercito russo e all’aviazione di Putin di fare un passo avanti, anche uno solo. Perché se l’avanzata russa fosse stata stoppata immediatamente probabilmente i costi sarebbero stati inferiori e il risultato più immediato, evitando di far intervenire gli Stati Uniti d’America che evidentemente non lo faranno disinteressatamente. Invece, si è pensato che fosse utile svuotare progressivamente gli arsenali di armamenti in parte desueti per mostrare di aiutare il paese aggredito con un impegno tutto sommato limitato.
E così oggi, a Parigi, il Presidente Macron, uno dei responsabili dell’incerto incedere dell’Unione europea verso una espressione unitaria, in senso politico e militare, cerca di rimediare invitando alcuni Stati europei ad una riflessione della quale non sappiamo quale sarà il risultato perché i protagonisti dell’incontro sono coloro i quali nel frattempo non hanno prodotto quel cambio di passo per l’Europa che ci si attendeva. La preoccupazione di molti paesi di perdere nel contesto europeo la propria identità che per molti di questi Stati è prezioso patrimonio storico e culturale che evidentemente non va disperso così come non vanno dispersi nei singoli stati le storie e le culture regionali, nel caso europeo è assicurato, in alcuni paesi, dalla presenza delle monarchie che si rivelano preziose proprio in questo momento a garantire l’unità degli stati e il rafforzamento della identità che è garantito da sovrani i quali appartengono alle famiglie che, nel corso dei secoli, hanno accompagnato la costituzione dello Stato e ne hanno incarnato i valori spirituali anche religiosi.
L’Europa ha dunque tutti gli elementi per essere un grande protagonista della storia mondiale degli anni a venire. Ripeto, per la sua cultura, perché la civiltà occidentale è nata sulle rive dell’Egeo e sulle sponde del Tevere e nelle sue radici si è innescato l’insegnamento cristiano proveniente dal Medio Oriente, dove sarebbe rimasto se non si fosse poggiato sulla struttura politica e civile dell’impero romano. Di tutto questo dobbiamo essere fieri e attualizzarlo nella realtà di oggi, consapevoli del fatto che gli abitanti dell’Europa, nonostante nel corso dei secoli si siano confrontati in guerre sanguinose, hanno una comune matrice culturale e spirituale, sia pure articolata nelle esperienze locali, ed una rilevante capacità scientifica e industriale, come già si è detto.
Occorre un salto di qualità, occorre passare ad una capacità di espressione politica unitaria da far sentire nelle assise internazionali, anche perché l’Europa può essere titolare di una forza militare capace di dissuadere i vicini eventualmente con cattive intenzioni.
L’antica frase romana spesso equivocata “si vis pacem para bellum” significa proprio questo, la volontà di pace deve essere assicurata da una capacità militare che dimostri all’occorrenza la necessaria fermezza.
di Salvatore Sfrecola
Altre Notizie della sezione

C’era una volta la solidarietà nazionale
21 Febbraio 2025Davanti agli attuali sconvolgimenti geopolitici servirebbero partiti responsabili che sappiano unirsi attorno ad un progetto di politica estera comune.

FdI e Forza Italia ce l’hanno con il Covid.
20 Febbraio 2025A 5 anni dal paziente zero, il virus della divisione contagia la maggioranza.

Il Festival non attira più.
12 Febbraio 2025Sanremo, per un italiano su tre programma noioso e ormai superato.