Guido Crosetto e la truffa usando il suo nome
La mia denuncia è già pronta.
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Il cellulare squilla di nuovo: «Presidente, ci serve uno sforzo in più…». Una telefonata, poi un’altra. Con sempre più insistenza. Persino quando Massimo Moratti è ormai davanti ai carabinieri per fare denuncia il display s’illumina perché qualcuno è ansioso di parlare con lui. Non è il ministro Guido Crosetto.
Non è il suo sedicente funzionario Giovanni Montalbano e neppure il misterioso generale incaricato di rendere credibile l’ardua missione: liberare giornalisti italiani rapiti in Medio Oriente. No, è gente in cerca di soldi.
Ventiquattr’ore, forse meno. È l’intervallo di tempo, tra martedì e mercoledì, durante il quale l’imprenditore e storico numero uno dell’Inter rimane impigliato nella rete dei truffatori, che secondo quanto ricostruito è riuscita a ottenere da lui quasi un milione di euro.
Tutto comincia così: Moratti viene contattato da una persona che si spaccia per Crosetto. Parla come il ministro della Difesa, la voce sembra la stessa, il tono serio, l’argomento di cui parlare è molto delicato. Cronisti rapiti tra Siria e Iran.
«Dobbiamo pagare un riscatto in Medio Oriente. Abbiamo dei giornalisti da liberare – il senso della segretissima richiesta – Abbiamo bisogno di pagamenti con fondi di privati che le faremo riavere, perché ci sono delle difficoltà burocratiche se a pagare è lo Stato. La faccio chiamare da un generale».
E partono le telefonate del fantomatico generale. Entrambi i truffatori, secondo quanto filtra dalle testimonianze, parlano un italiano perfetto. I numeri dai quali chiamano sembrano esteri. Come dar torto a Moratti, che nei giorni scorsi ha raccontato: «Questi sono bravi, sembrava assolutamente tutto vero».
La storia, infatti, viene infiocchettata per bene, con messaggi altisonanti: «La Repubblica chiede un suo aiuto e le sarà riconoscente».
(…) Un doppio bonifico istantaneo di circa un milione di euro, eseguito – su stessa disposizione della vittima dell’inganno – in due tranche. I soldi fanno il giro del mondo.
Ma non è finita. Chi ha parlato con l’imprenditore racconta che in quelle ventiquattro ore Moratti viene bombardato di telefonate. Quante ne riceve? Qualcuno si prenderà certo la briga di contarle. Almeno una decina? È possibile. Il fatto è che all’improvviso riappaiono i rappresentanti del ministero della Difesa.
Sempre il tono serio, sempre lo Stato che chiama il ricco concittadino a fare la propria parte: «Serve uno sforzo in più…». Una pioggia di squilli che stavolta spinge l’ex patron nerazzurro a cercare il numero del ministro Crosetto (quello vero). Lo chiama. Si parlano. Il politico cade dalle nuvole: «Ma io non l’ho mai cercata. E non è la prima persona che mi racconta di questa cosa».
Giovedì scorso, nel lanciare l’allarme pubblico per «l’assurda vicenda», l’esponente di Fratelli d’Italia racconta della chiamata di un noto imprenditore che non conosceva: «Mi racconta di essere stato chiamato da me e poi da un generale e di aver effettuato un bonifico molto elevato a un conto che gli era stato dato. Gli dico che si tratta di una truffa e avviso i carabinieri che vanno a casa sua e raccolgono la denuncia».
E quel cellulare continua a squillare, impietoso, persino mentre l’ex presidente dell’Inter racconta la sua disavventura agli investigatori. Ora si cerca la banda che si nascondeva dietro quel display..
Rosario Di Raimondo per repubblica.it – Estratti
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