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Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Il 'bonus vacanze' sta facendo arrabbiare albergatori e clienti

Molte strutture non lo accettano se non si spende almeno il doppio

Il 'bonus vacanze' sta facendo arrabbiare albergatori e clienti

“La struttura non accetta il bonus vacanza a meno che non si spenda il doppio del valore. Nel mio caso, famiglia numerosa, abbiamo diritto al buono da 500 euro, ci viene richiesto di spenderne mille ma non possiamo permettercelo”.

È una delle segnalazioni che i clienti di strutture ricettive hanno inviato all’Unione nazionale consumatori, lamentando le difficoltà nell’utilizzo del ‘bonus vacanze’. Il provvedimento ha raggiunto – secondo il ministro del Turismo, Dario Franceschini, che ha comunicato i primi dati tre giorni fa – oltre un milione di famiglie, che hanno richiesto il ‘voucher’ e lo useranno prossimamente (c’è tempo fino a dicembre).

Tuttavia alcune di queste famiglie incontrano l’ostilità degli hotel. Tra le lamentele arrivate all’associazione guidata da Massimiliano Dona c’è il blocco per le prenotazioni pre-Covid: “In questo campeggio riportano di aderire, ma poi rispondono che lo riconoscono solo per le nuove prenotazioni. Io ho dato una caparra a gennaio quindi non ne avrei diritto, cosa posso fare?”. E un altro viaggiatore dice “mi sono visto aumentare la tariffa, da 180 euro per 5 notti a 270, non appena ho nominato il bonus”.

In seguito alle segnalazioni, l’associazione ha presentato un esposto all’Antitrust, nel timore che così venga di fatto “impedito il risparmio di 500 euro per molte famiglie”.

Gli albergatori: difficile incassarlo se manca liquidità

Gli albergatori si difendono, precisando che le strutture “non sono obbligate ad accettare, anche perché la procedura comporta dei costi di gestione” che non tutti possono permettersi. Ne parla ad esempio il direttore generale di Confindustria Alberghi, Barbara Casillo: “Serve un certo tempo di adeguamento, ma si puo’ dire che l’adesione degli alberghi migliora mano a mano che si hanno informazioni più chiare”. Il problema ad oggi risiede nell’assenza di liquidità delle aziende: “Per molte anticipare le cifre – e aspettare di riavere le somme tramite sgravio fiscale – non è possibile in un momento di crisi come questo”.

La situazione del settore, a detta dell’associazione “è nera: nelle città d’arte l’80% degli alberghi è chiuso e quelli aperti hanno non oltre il 15% di stanze occupate: non si coprono nemmeno le spese”.

Ecco perché “se alcune strutture hanno deciso di spingere il marketing in direzione del bonus, altre non possono farlo” Ci sono poi complicazioni burocratiche: “Il buono non é frazionabile – spiega ancora Casillo – ed è complicato per alcune aziende dare le chiavi del ‘cassetto fiscale’ a chi materialmente emette le fatture ai clienti. Servono accessi speciali da richiedere all’Agenzia delle entrate”. Secondo gli albergatori affiliati a Confindustria, insomma il provvedimento “aiuta le famiglie ma non ha un vantaggio immediato per le aziende. Tampona la situazione drammatica ma non incide. Speriamo invece nei prossimi decreti, con un prolungamento della cassa integrazione e con una tax credit per gli affitti: è una condizione di vita o di morte per molte imprese del settore”.

Per i titolari di hotel è una ‘goccia nel mare’

Della stessa opinione su questo è Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi: “Il bonus e’ una goccia nel mare. Finora e’ andato ‘benino’, anche perché la macchina del sito da cui si richiede ha funzionato come un orologio svizzero. E ci ricordiamo cosa succede di solito in Italia durante i click-day…”. Il riferimento è all’assalto al sito Inps all’inizio dell’emergenza Covid. Fino ad ora – sostiene Federalberghi – l’agevolazione è stata “accettata da 10mila aziende: così sono disponibili 600mila posti letto ogni notte per spenderlo”.

Dovrebbe funzionare “come una carta di credito”

“Lo snodo principale però restano le banche – spiega Nucara -: al momento solo due istituti hanno collaborato, ponendo tassi dallo 0,95 al 5%” per procedere all’accredito della somma. Una soluzione che si avvia a funzionare solo se “proprio le banche collaboreranno”. In alternativa possono farlo i fornitori, che ne scaricheranno il valore dalle tasse.

Al momento due hanno già aderito: “Tra questi un grosso distributore alimentare e uno di gas: in questo caso il piccolo albergo potrà risparmiare concretamente” sulle spese vive, come le bollette del gas e l’acquisto di materie prime. Insomma “più il bonus sarà diffuso più funzionerà”, auspica Nucara. Che, relativamente all’ostilità di alcune strutture, precisa: “La legge dice che si deve trovare un accordo tra cliente e albergatore. Finché il buono non sarà sburocratizzato e non sarà facile usarlo come una carta di credito non c’è da scandalizzarsi” se alcune strutture non possono accettarlo.

 

 

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