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Liceo occupato Italia contro il futuro governo Meloni

Gli studenti che hanno trascorso la notte al Manzoni ora rischiano il 5 in condotta: “Una misura repressiva sintomo dei tempi che non ci spaventa

Liceo occupato Italia contro il futuro governo Meloni

Lo striscione rosso appeso all’ingresso del liceo nel pomeriggio si è trasferito in palestra: «Manzoni occupato». Una decisione «preventiva» presa dal collettivo degli studenti di un liceo che – nonostante ex alunni come Matteo Salvini – vanta una forte tradizione di sinistra. La più sentita tra gli istituti milanesi.

I ragazzi si erano preparati già ai primi di settembre, nel consueto incontro del venerdì pomeriggio: «Sapevamo del forte rischio che vincesse le elezioni Giorgia Meloni, che è quanto di più lontano dai nostri principi e dalla nostra idea di scuola e di diritti», spiega Benedetta. Non dimostra i suoi diciassette anni, ma ha le idee chiarissime. «La decisione l’abbiamo presa domenica sera dopo i primi exit poll e per la gravità della situazione abbiamo bypassato la votazione aperta a tutti gli studenti ma la larga partecipazione all’assemblea introduttiva di lunedì mattina ci ha dato ragione».

È nata così, in questo autunno che si preannuncia caldo per il governo di centrodestra non ancora formato, la prima occupazione di un liceo d’Italia «contro una fase politica pericolosa e repressiva, davanti a un presente che cerca con ogni mezzo di toglierci un futuro che ci appartiene», si legge nel comunicato degli studenti.

La decisione, presa a due settimane dall’inizio della scuola, non è però piaciuta alla direzione dell’istituto che lunedì mattina ha indetto un collegio straordinario dei docenti per stabilire le sanzioni disciplinari per chi, in barba ai divieti previsti per le autogestioni, avesse trascorso la notte nel liceo. Il risultato non è stato molto incoraggiante per gli studenti: «Cinque in condotta per il primo quadrimestre, con il rischio di bocciatura. Una minaccia deludente – la definiscono dal collettivo – peraltro questa è un’occupazione non un’autogestione. Ma in fondo non ci aspettavamo di più da istituzioni scolastiche che non comprendono il nostro punto di vista. Una cinquantina di noi ha dormito qui in ogni caso, questi tentativi di repressione non ci spaventano».

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