Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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L'Italia torna primo produttore al mondo di vino

Le stime parlano di un +7% di raccolta rispetto allo scorso anno.

L'Italia torna primo produttore al mondo di vino

Sono 41 milioni gli ettolitri, stimati per la vendemmia 2024. Numeri in risalita rispetto a quelli dell’anno scorso, +7% rispetto ai valori del 2023. il raccolto di quest’anno, date per buone le stime, resta comunque distante (-12,8%) dalla media produttiva dell’ultimo quinquennio, mancando l’obiettivo ottimale stimato dalle imprese del vino tra i 43-45 milioni di ettolitri.

A contenere il potenziale produttivo, l’ormai consueto impatto di fenomeni climatici estremi, dalle piogge eccessive al Centro-Nord alla siccità nel Sud. Nel complesso un’annata contenuta nella quantità ma complessivamente di qualità buona, con diverse punte ottime.

Per quanto concerne le tempistiche della vendemmia, la trasversalità dell’andamento climatico ha influenzato i tempi di raccolta in base alle varietà, alla tipologia, alla giacitura e alla disposizione dei terreni, fornendo uno scenario variegato. Al Sud, dove allo stress da carenza idrica si è aggiunto da maggio anche lo stress termico, il periodo della raccolta è stato anticipato, come al Centro e al Nord per le varietà precoci. Rientrano invece nelle medie stagionali le varietà tardive del Nord. La siccità ha influito sicuramente in maniera negativa sui volumi, ma l’andamento delle temperature ha consentito una maturità fenolica completa che rappresenta il vero valore aggiunto di questa annata enologica.

Le stime vendemmiali di quest’anno, sottolinea il presidente di Ismea, Livio Proietti, “ci restituiscono un quadro complesso ma allo stesso tempo ci consentono di mettere a fuoco alcune azioni da mettere in campo. Certamente è necessario continuare a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici con tecnologie e innovazioni mirate anche all’adattamento al nuovo contesto, che comunque richiederà sempre più conoscenza e preparazione tecnica di chi opera in vigna, adoperandosi per mantenere il forte appeal che per i giovani ha fin qui avuto il lavoro in vigna e in cantina. Attirare le giovani generazioni è lo scopo di percorsi di studio specifici, in grado di cogliere con adeguato anticipo le tendenze in atto e utilizzare la tecnologia al meglio valorizzando il vino per preservare ed esaltarne la cultura. In questa direzione Ismea interviene con misure specifiche a supporto dei giovani e delle donne, come ‘Più Impresa e Generazione Terra’. C’è poi il tema dei continui cambiamenti dei modelli di consumo che va presidiato e richiede uno storytelling adeguato e accattivante che tocchi anche il tema del consumo responsabile, per un vero e proprio salto di qualità del settore”.

Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi “Abbiamo bisogno di un vigneto Italia ‘a fisarmonica’, reso più gestibile e flessibile da strumenti di intervento in grado di tamponare il tema delle eccedenze e, per quanto possibile, di rendere meno traumatiche le annate scarse. Gli estirpi, di cui si parla in Europa, non risolvono la situazione italiana: per comprenderne gli effetti basta ricordare quanto accaduto 13 anni fa, quando, a fronte di una spesa pubblica di circa 300 milioni di euro e 30 mila ettari espiantati soprattutto in collina e in aree Doc, ci siamo ritrovati due anni dopo con una vendemmia record da 53 milioni di ettolitri. Gli espianti per Uiv rappresentano di per sé un rischio sociale, perché impattano su intere economie in aree collinari vocate – e sappiamo che il vigneto in collina significa anche gestione del territorio, prevenzione da frane e incendi -, ma i tagli finanziati di vigneto che tolgono risorse alla crescita sono peggio della grandine sotto vendemmia”.

Il settore, aggiunge, “vive una stagione complicata – inutile girarci attorno, anche se l’Italia sta facendo meglio dei competitor -, ma non per questo si deve pensare di distrarre i fondi strategici per incentivare gli estirpi. La stragrande maggioranza delle nostre aziende – ha concluso Frescobaldi – è sana e ha bisogno di innovarsi, promuoversi, sintonizzarsi con un mercato in forte cambiamento; per questo il tavolo Ue del Gruppo di alto livello deve concentrarsi più a sostenere chi vuole restare nel business che a incentivare chi vuole abbandonare”.

L’indagine vendemmiale fotografa una ripresa importante nel Centro (+29,1%) e da un incremento contenuto nel Sud (+15,5%) che, tuttavia, non bastano a riportare la produzione sui livelli di medio-periodo. Mentre Nord e Centro si discostano dalle medie quinquennali (2019-2023) rispettivamente del 5,3% e 5,4%, la performance dei vigneti di Sud e Isole si conferma in forte flessione, a -25,7%. Nello scenario globale la drastica contrazione della Francia (-18% sui valori 2023) riconsegna all’Italia il primato produttivo mondiale.

“È stata una delle vendemmie più impegnative che ricordi nella mia ormai lunga esperienza di enologo. Una vendemmia quella del 2024 – commenta il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella – condizionata in maniera importante da una significativa trasversalità meteorologica che ha messo alla prova i viticoltori italiani da nord a sud del Paese. In particolare, la vendemmia di quest’anno si inserisce in un quadro meteorologico estremo, caratterizzato da un’instabilità climatica che ha influito inevitabilmente sulla produzione delle uve. Le varietà più precoci, in alcune zone, sono state raccolte con rese inferiori e una qualità segnata dalle condizioni meteorologiche avverse, mentre le varietà più tardive hanno subito ritardi o anticipi nella maturazione, con un impatto significativo sul bilancio zuccherino e acidico delle uve stesse. Tuttavia, nonostante le difficoltà, ciò che emerge come un fattore determinante per la qualità finale dei vini è proprio il lavoro degli enologi. Mai come quest’anno, siamo stati chiamati a dimostrare la nostra competenza scientifica e il nostro sapere tecnico per gestire al meglio sia la conduzione della vigna sia quella della cantina. In campo, abbiamo dovuto adottare strategie precise per ottimizzare l’uso delle risorse idriche, monitorare lo stato di salute delle piante e decidere il momento esatto della vendemmia per ottenere uve al massimo del loro potenziale. In cantina, il lavoro è stato cruciale per valorizzare la materia prima, lavorando con precisione per compensare gli squilibri creati dalle condizioni meteorologiche”.

Per Gaya Ducceschi, Head of Wine & Society and Communicationdel Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), l’associazione che rappresenta le aziende vinicole europee nell’industria e nel commercio di vino: “Il declino strutturale a lungo termine dei consumi, soprattutto nei mercati tradizionali, è al centro della crisi attuale del settore. Mentre il mercato globale degli alcolici e dei prodotti a basso o zero alcol è in crescita, il consumo di vino continua a diminuire. Il supporto dell’UE dovrebbe concentrarsi sul miglioramento della competitività, riducendo i costi e favorendo l’accesso ai nuovi consumatori. A tal riguardo, insieme alla filiera europea del vino, stiamo per lanciare in tutta Europa Vitævino, una campagna a difesa del nostro settore, per proteggere il vino come parte di uno stile di vita sano ed equilibrato, mettendo in evidenza il suo ruolo culturale e socioeconomico. La campagna si concentrerà nel generare un ampio supporto pubblico attraverso un impegno collettivo, incoraggiando cittadini, consumatori e la comunità globale del vino a firmare una Dichiarazione che sostiene il ruolo del vino nella società e ne difende il patrimonio culturale”.

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