Prof picchiato a Napoli in un raid dopo un rimprovero in classe
In cinque lo hanno assalito sotto casa e lo hanno pestato a sangue.
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Enrico Morabito, insegnante della scuola media Antonio De’ Curtis di Casavatore, in provincia di Napoli, ha raccontato su Facebook la terribile aggressione subita, che secondo lui è collegata a un suo rimprovero precedentemente fatto in classe.
“La prova – racconta in una intervista al Corriere della Sera – è che quando sono uscito dal portone, uno di quei cinque, quello che poi si è rivelato anche il più accanito, mi ha chiesto “sei tu Enrico?”, e alla mia conferma ha aggiunto: “Allora sei tu il professore della De Curtis”. Poi mi sono saltati addosso. Alla fine ero una maschera di sangue. Sono dovuto andare al Pronto Soccorso e ora eccomi qui, tutto incerottato”.
Il prof Morabito ha raccontato che il raid è avvenuto sotto casa sua. Qualcuno ha citofonato qualificandosi come un amico e ha chiesto ad Enrico di scendere.
All’uscita dal portone uno sconosciuto gli ha chiesto “Tu sei Enrico?” e alla sua risposta affermativa, lo ha incalzato: “Allora sei tu il professore della De Curtis”. Quindi in 5 lo hanno massacrato di botte, con calci, pugni e sbattendogli la testa contro i vetri del palazzo. Lo hanno minacciato di non tornare più in classe e di non denunciare.
Ma il prof ha trovato il coraggio di chiamare comunque i carabinieri. Medicato al Pronto Soccorso del San Giovanni di Dio di Frattamaggiore, è stato dimesso con una prognosi di 7 giorni. Per fortuna non ha riportato danni gravi.
A partire dallo scambio di battute avuto con i suoi aggressori, il prof è abbastanza sicuro di aver subito una ritorsione per alcuni episodi avvenuti in classe.
L’ultimo la stessa mattina del raid: “I ragazzi erano scatenati – ha raccontato – Entravano e uscivano dalla classe senza permesso, facevano capannelli parlando come se io non ci fossi. Addirittura alcuni si sono seduti sul davanzale. Li ho richiamati più volte e li ho anche avvertiti che se avessero continuato avrei fatto rapporto a tutta la classe, spiegando la gravità di una nota disciplinare. Alla fine non ho avuto alternative”.
Il prof Morabito pensa che siano stati i genitori i mandanti e racconta anche di una lettera mandata da un genitore che chiedeva il suo allotanamento.
“A una bambina che mi ha parlato di Lgbt ho chiesto se ne conoscesse il significato e ho spiegato l’importanza del rispetto tra tutte le persone. Ma questo non è parlare di sesso, è parlare di civiltà”. C’è chi lo ha accusato di essersi presentato ai ragazzi qualificandosi come gay: “Ma perché avrei dovuto farlo? – dice – Io quando mi presento dico il mio nome, non il mio orientamento sessuale”.
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