Reddito di cittadinanza "rubato" dai romeni: cosa facevano...
Utilizzavano un indirizzo fittizio, riservato ai richiedenti asilo, per ottenere il reddito di cittadinanza. In realtà, non solo non avevano diritto alla somma ma nemmeno risultavano residenti in Italia
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140 cittadini romeni sono stati denunciati dai carabinieri per aver percepito indebitamente il sussidio. L’operazione, condotta dai militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Vicenza con i colleghi di Bassano Del Grappa, era iniziata la scorsa estate a seguito di alcune segnalazioni da parte degli uffici postali locali.
Agli sportelli di Bassano del Grappa e Rosà, infatti, era stato notato uno strano viavai di romeni che si presentavano per prelevare la somma mensile del sussidio erogato dall’Inps, esibendo la carta di identità del loro paese e il codice fiscale. Insospettiti dalla mancanza di documenti italiani, i direttori dei suddetti uffici postali avevano avvertito i militari, che in un primo momento avevano fatto scattare delle identificazioni. Ulteriori accertamenti avevano consentito di appurare che tutte le persone coinvolte avessero presentato la domanda per percepire il beneficio indicando, quale residenza, uno stesso civico di Torino. Tutto molto sospetto. E, infatti, le opportune verifiche hanno fatto emergere che tale residenza si riferisse solo a un indirizzo virtuale, predisposto dal Comune di Torino per i richiedenti asilo.
Attraverso l’analisi delle banche dati Inps, i carabinieri hanno ottenuto l’elenco dei cittadini che avevano presentato documenti analoghi inserendo l’indirizzo in questione. Ebbene, i controlli incrociati hanno permesso di appurare che tutte le persone coinvolte, oltre ad avere autocertificato il falso dichiarando una residenza fittizia, non erano mai stati residenti sul territorio nazionale e non avevano mai svolto attività lavorativa in Italia. Anche la documentazione relativa all’Isee presentata dagli indagati è risultata falsificata mediante autocertificazione.
Ai 140 cittadini romeni denunciati è stata mossa l’accusa di aver utilizzato documenti falsi (o dichiaranti cose non veritiere) per ottenere in maniera indebita il reddito di cittadinanza. Le carte di credito da loro utilizzate per il prelievo mensile del sussidio sono state chiaramente bloccate. Secondo le stime, avrebbero truffato lo Stato per oltre 460mila euro.
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