Roma, assedio a Castel Sant’Angelo: favelas con vista San Pietro. «Turisti fra teli e clochard»
Dormono nei giardini monumentali. «Inutile chiamare le forze dell’ordine»
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C’è il ragazzo che raccoglie immondizia, la accumula e dorme sulle panchine. «Chiamo le forze dell’ordine, lo identificano e dopo poco torna». La donna che grida se ti avvicini, «chi dorme sotto gli archi del Passetto e i senzatetto che si aggirano quasi nudi e usano le fontanelle per fare la doccia». Sotto gli occhi dei turisti la bidonville con vista su San Pietro viene descritta minuziosamente dall’architetto Michele Natoli, presidente dell’Associazione Parco di Castel Sant’Angelo. Lui e altri residenti sono le sentinelle del monumento, uno tra i più visitati. «Sembra proprio che non si possa fare nulla – dice Natoli con rabbia – noi segnaliamo i problemi, ma alla fine i senzatetto e gli sbandati sono sempre lì: ci sono addirittura materassi, enormi cumuli di immondizia, ogni tanto Ama passa, fa una bonifica, ma dopo poco la discarica si riforma. Possibile – aggiunge Natoli – che non si possa intervenire? Che figura facciamo con i turisti che arrivano da ogni parte del mondo?».
Una giusta protesta anche in vista del Giubileo. Da giorni, poi, davanti agli occhi di romani e stranieri, diversi senzatetto si mostrano quasi nudi nei giardini di Castel Sant’Angelo: sullo sfondo c’è la sede della Procura generale. «Una vergogna» diceva ieri Sonia, turista arrivata da Firenze. Difficile, infatti, pensare che nella Capitale non si riesca a tenere sotto controllo un bene pubblico e prezioso come Castel Sant’Angelo, a pochi passi da San Pietro. «Siamo riusciti a far creare un’area cani nella zona del fossato – aggiunge Natoli – è un modo per vivere gli spazi e allontanare il degrado: ci vorrebbero più cancellate nell’area, più controlli». Ma nella Capitale ci sono favelas anche con vista sul Colosseo. Nei panni di un turista, passeggiare nell’area verde del Colle Oppio significa scontrarsi con cumuli di immondizia, tendopoli e panni stesi. Ieri, in particolare, svettava un rifugio lungo via Luigi Cremona. Clochard anche a Porta Maggiore.
Fonte: Estratto da Il Messaggero
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