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Sparò e uccise il ladro: cinque anni al tabaccaio di Pavone Canavese

L’uomo è a processo per omicidio volontario, inizialmente accusato di eccesso di legittima difesa: Salvini ne fece un caso per la sua nuova legge.

Sparò e uccise il ladro: cinque anni al tabaccaio di Pavone Canavese

Il tribunale di Ivrea ha condannato a 5 anni di reclusione per omicidio volontario Marcellino Franco Iachi Bonvin, il tabaccaio di Pavone Canavese, in provincia di Torino, che nella notte tra il 6 e il 7 giugno 2019 uccise con colpo di pistola il 24enne moldavo Jon Stavila, sorpreso a rubare insieme a due complici la macchinetta cambiamonete nel bar-tabaccheria sotto casa di Bonvin.

La procura aveva chiesto per l’uomo una condanna a 12 anni. Ma il giudice, nel processo per omicidio volontario con rito abbreviato, ha riconosciuto tutte le attenuanti e la «provocazione» chiesta dalla difesa. «Sono abbastanza deluso dalla sentenza perché mi aspettavo l’assoluzione. Non ho fatto altro che difendermi, ma da persona normale, padre e nonno, ho trascorso questi anni soffrendo per quello che è successo», ha commentato il 71enne.

Stavila, come provato dall’autopsia, era deceduto per un solo colpo che ha raggiunto il cuore. Sul petto del giovane il medico legale aveva trovato un foro d’entrata e uno di uscita, un colpo preciso che aveva raggiunto la parte destra del cuore e che ha consentito al ferito di compiere qualche passo prima di morire. E sui fatti esistono due diverse ricostruzioni: secondo la prima ipotesi della procura l’uomo avrebbe sparato dal balcone di casa, e dunque non in condizioni di imminente pericolo. Una seconda perizia invece sostiene che il tabaccaio avrebbe esploso il colpo mortale trovandosi di fronte al ladro.

La prima accusa fu di omicidio colposo per eccesso di legittima difesa. E il caso ebbe grande risonanza mediatica proprio come emblema della nuova legge sulla legittima difesa sponsorizzata dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, che aveva lanciato l’hashtag #iostocoltabaccaio. Mentre i cittadini del piccolo centro scesero in strada con una fiaccolata di solidarietà al grido “Siamo tutti Franco”.

Da Il Dubbio

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