Staccava le marche da bollo dalle pratiche legali: due anni alla cancelliera
Accusata di peculato, ha patteggiato: all'Ufficio del giudice preliminare del tribunale di Venezia faceva sparire i valori consegnati dagli avvocati e se li rivendeva. Incastrata dalle telecamere nascoste
Si è conclusa con un patteggiamento a 2 anni di reclusione (pena sospesa) la vicenda penale che ha visto protagonista una cancelliera per anni punto di riferimento del delicato ufficio per le indagini preliminari del Tribunale di Venezia, sino a quando – grazie alle telecamere puntate sul suo tavolo di lavoro – la Procura ha dato corpo ai sospetti segnalati da una sua collega di lavoro: ovvero che Concetta Marramao, per tutti Tina, staccasse le marche da bollo dai fascicoli e dagli atti che riceveva dagli avvocati. Rivendendole. La donna è stata ripresa nell’atto di rimuovere le marche: circa 3 mila euro il valore contestato, in pochi giorni.
Peculato e autoriciclaggio le accuse a suo carico: già sequestrati 8 mila euro all’atto della perquisizione, Marramao (ora temporaneamente sospesa dal servizio su disposizione del giudice Massimo Vicinanza, in corso di indagini) è stata anche interdetta dai pubblici uffici per 6 anni: quando la pena diventerà definitiva, il ministero di Giustizia (sinora silente) potrà avviare le pratiche di licenziamento.
Ad acquistare parte delle marche era stata la segretaria della Camera Penale, Marisa Volpin – punto di riferimento per quarant’anni degli avvocati penalisti, ora in pensione – che ha a sua volta patteggiato per l’accusa di favoreggiamento, un anno e mezzo di reclusione (pena sospesa anche per lei).
Accertato l’avvenuto risarcimento a favore del Fondo giudiziario da parte delle due indagate (4 mila euro per Marramao, 5 mila per Volpin), la giudice per le udienze preliminari Barbara Lancieri ha, infatti, ritenuto equo e ratificato l’accordo sulla pena raggiunto dal pubblico ministero Andrea Petroni con le difese: l’avvocata Roberta Carraro per la cancelliera e l’avvocato Renato Alberini per l’ex impiegata del Foro.
In corso di indagini, l’ex segretaria della Camera penale aveva detto di aver comprato le marche per compassione, perché l’amica le aveva detto di essere in gravi difficoltà economiche. Nessun vantaggio diretto per lei. Per quanto riguarda Marramao, ha ammesso gli addebiti davanti al pm, senza però aggiungere parola.
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