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Stangata fiscale sui terremotati .

A causa di un brutto pasticcio del governo giallorosso, l'ennesimo in questi ultimi mesi concitati, i cittadini che hanno perso le loro case nel sisma del 2016 dovranno comunque pagare l'Imu nel 2021

Stangata fiscale sui terremotati .

Chi ha perso tutto a causa del terremoto che quattro anni fa colpì gran parte del Centro Italia, si ritrova oggi costretto non solo a versare l’imposta municipale unica ma perfino il canone tv. Misteri e bizzarrie dell’ultima legge di bilancio firmata dall’esecutivo. O meglio sarebbe dire errori e pasticci.

Già, perché come ha sottolineato il quotidiano Il Tempo, il governo si è letteralmente dimenticato dei terremotati, scordandosi di prorogare lo stop fiscale che avrebbe dovuto tutelarli. D’altronde il decreto legge numero 189 del 2016 parla chiaro. Nell’articolo 48 si fa riferimento alla sospensione dell’imposta “fino alla definitiva ricostruzione o agibilità dei fabbricati stessi e comunque non oltre il 31 dicembre 2020”.

Senza che l’esecutivo si dia una mossa, e provveda a rimediare l’errore, da qui alle prossime settimane i proprietari delle seconde case colpiti dal sisma dovranno pagare le tasse fino all’ultimo centesimo. Oltre all’Imu dovranno pagare anche Irpef e Ires, poiché non è più previstal’esenzione del loro reddito dei fabbricati “totalmente o parzialmente inagibili”. Ma non è finita qui, perché i suddetti saranno chiamati a saldare anche il canone Rai, sospeso dal 10 gennaio 2018 alla fine del 2020.

Poco importa se i cittadini in questione si trovano ancora in difficoltà. La realtà, per loro, è tanto chiara quanto amara: rischiano di perdere anche quei pochi benefici rimasti, visto che nel calcolo Isee non saranno più esclusi case e fabbricati di proprietà distrutti o inagibili in seguito a calamità naturali.

Nella legge di bilancio mancano inoltre i soldi per la ricostruzione dei territori dell’Italia centrale colpiti dal sisma. Nel documento sono presenti le risorse (750 milioni per il 2021 e 770 per il 2022) per i lavori in Abruzzo, ma non per il resto dell’area centrale. Che non vedrà un centesimo dal 2021 al 2023, fatta eccezione per il periodo compreso tra il 2024 e il 2029, dove è previsto un miliardo e 710 milioni all’anno.

Proprio in merito alle spese messe in conto per gli interventi post sisma, nel dossier sulla legge di bilancio i tecnici di Camera e Senato hanno fatto notare l’evidente incongruenza: “In un’ottica eccedente il triennio di riferimento, si segnalano i 1.700 milioni di rifinanziamento fino al 2029 sia per l’Agenzia spaziale italiana che per la ricostruzione delle zone colpite dal sisma del 2016, anche se entrambe le voci presentano risorse aggiuntive nulle o comunque molto limitate fino al 2023”. Stiamo parlando di un problema piuttosto evidente, perché quei soldi servirebbero urgentemente per terminare diverse opere pubbliche. Quasi 1.300. Una beffa nella beffa.

 

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