A votare per l'Europa, esercitiamo un diritto e un dovere
Lasciamo da parte delusione o disfattismo, andiamo al voto per meritare la condizione di cittadini partecipi difendendo l'Unione europea.
Domani si vota per le elezioni europee e frenetica è la campagna elettorale alla ricerca degli ultimi voti, in Italia come negli altri paesi della Ue, da parte dei vari partiti, con toni spesso esacerbati, rissosi o pieni di pomposa retorica, in cui le eccezioni sono poche. I partiti di governo e i loro leader hanno dalla loro un vantaggio innegabile, sono più visibili e occupano uno spazio più ampio anche forzando le norme che dovrebbero garantire pari condizioni ai competitori nello spazio pubblico-mediatico. Lo scenario politico, come ho già scritto, è avvolto da un vento di destra che attraversa il paesaggio europeo dando fiato a populisti, nazionalisti e sovranisti, generosi di lusinghe e promesse non realizzabili che trovano ancora consenso: qui in Italia la premier Giorgia Meloni attraversa le piazze parlando del partito, il suo, come il partito dell’amore (riprendendo a vene gonfiate uno slogan berlusconiano) dimenticando che in politica servono altri principi come libertà, eguaglianza di opportunità, rispetto delle diversità, rispetto dei diritti, rispetto del lavoro e viva rispettando; parla di patria ma non si capisce di quale patria, se a essa nel tempo si sono richiamati anche i peggiori nemici del proprio popolo calpestando le azioni e gli ideali di chi la patria l’ha costruita a prezzo del proprio sangue; parla di un’Europa che verrebbe privata della sua essenza, fagocitata dai veti incrociati di rapaci sovranismi; parla di famiglia come di un modello imbalsamato ed immutabile laddove essa è un organismo vivo, complicato, partecipe dei mutamenti. Lo stesso avviene in Francia o in Ungheria o in altri paesi dell’area europea dove le destre estreme sono in ascesa o al governo.
Ma in tutto questo uno spiraglio si apre e dobbiamo saperlo cogliere, ora anche alla vigilia del voto.
In Francia secondo l’ultimo sondaggio del 3 giugno, importante e solitamente credibile, fatto da IPSOS, CEVIPOF e le Monde (che ne sottolinea l’importanza) la lista PS Place Publique di Raphaël Glucksmann è stimata al 14,5% delle intenzioni di voto, alle costole della lista Renaissance del presidente Macron che ha solo il 17% ahimè (di fronte al 32,4% della destra estrema di Marine le Pen), quindi avrebbe il terzo posto che gli consentirebbe di rientrare nei giochi europei; in Italia, secondo lo stesso sondaggio il Pd è stimato al 17-19% delle intenzioni di voto, cosa importante per la sua presenza nel parlamento europeo; lo stesso vale per i socialisti spagnoli che si attesterebbero fra il 17 e il 19% dei voti. E anche in Germania i socialisti della SPD sembrano riuscire a raggiungere almeno 15 deputati, cercando di arginare l’avanzata della destra estrema.
Questo non è poco poiché disegnerebbe una presenza consistente delle forze progressiste socialdemocratiche dell’area mediterranea in seno al parlamento europeo, ossia una voce del Sud d’Europa che potrebbe incidere sulle future scelte della UE su questioni cruciali che ci toccano da vicino.
L’appello quindi che si impone è di andare a votare, lasciando da parte delusione o disfattismo; andare al voto non solo per esercitare un diritto ma un dovere; andare al voto per meritare la condizione di cittadini partecipi difendendola contro ogni assalto dei populismi di piazza e di governo; andare al voto per smascherare gli europeisti dell’ultima ora che si dicono europei per logorare dall’interno l’Europa unita. Andiamoci a votare con ragionata speranza!
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