Autonomia, cittadinanza, lavoro: oggi la Consulta decide sui referendum
I giudici costituzionali dovranno valutare, tra l’altro, se sei quesiti ledono la libertà di voto dell’elettore garantita dall’art. 48 della Costituzione.
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Oggi la Corte costituzionale è chiamata a pronunciarsi sull’ammissibilità della richiesta di sei referendum popolari su temi di grande rilevanza politica, sociale ed economica: Autonomia, cittadinanza e lavoro. I giudici costituzionali si riuniranno a Palazzo della Consulta in Camera di consiglio cosidetta ‘partecipata’, cioè nella sontuosa Sala di udienze pubbliche ma a porte chiuse, alla presenza esclusiva di comitati promotori ed alcune associazioni interessate al referendum, sia contrarie che favorevoli. Quindi, finita la discussione, la Corte prenderà la decisione ed emetterà sentenza, secondo quanto si apprende nello stesso pomeriggio di oggi (avrebbe tempo fino al 10 febbraio).
A decidere su temi che sono stati al centro del dibattito pubblico da mesi sarà una Corte in formato ridotto, composta da 11 giudici invece che 15, cioè dal numero minimo legale richiesto per poter deliberare. Non si è infatti trovata la quadra a Montecitorio martedì scorso quando il Parlamento si è riunito per la tredicesima volta in seduta comune per l’elezione dei 4 giudici mancanti di nomina parlamentare che dovranno sostituire Silvana Sciarra (decaduta nel novembre 2023), Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti, eletti il 16 dicembre 2015 e decaduti il 21 dicembre 2024.
Prima di approdare a Palazzo della Consulta, la regolarità del procedimento e dei requisiti formali di richiesta dei sei referendum (numero di firme, validità delle firme, documentazione e modalità di raccolta delle firme) è stata valutata dalla Corte di cassazione. L’Ufficio centrale per i referendum del Palazzo di Giustizia si è pronunciato dopo la sentenza della Corte costituzionale (192/2024) sull’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario (depositata lo scorso 14 novembre) ed il 12 dicembre ha ritenuto conformi a legge tutte le richieste di referendum a parte una delle due del pacchetto Autonomia, relativa all’abrogazione parziale della stessa legge n. 86 del 2024.
Adnkronos
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